Tra il 2024 e il 2028 serviranno da 3,1 a 3,6 milioni di occupati

Emerge dal report sulle Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine, elaborato nell’ambito del Sistema informativo Excelsior e realizzato da Unioncamere in collaborazione con il Ministero del Lavoro: tra il 2024 e il 2028 il mercato del lavoro italiano potrà esprimere un fabbisogno compreso tra 3,1 e 3,6 milioni di occupati.

Nello scenario più positivo, in Lombardia, con un fabbisogno atteso pari a 669mila unità, si concentrerà oltre il 18% dell’intera domanda nazionale, nel Lazio il 9,8% (356mila unità), in Campania l’8,8% (320mila), in Emilia-Romagna l’8,4% (306mila) e in Veneto l’8,3% (302mila). 
Sulle previsioni inciderà l’effettivo impatto delle risorse stanziate con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Circa il 41% del fabbisogno interesserà dirigenti, specialisti e tecnici

Le necessità di sostituzione dei lavoratori in uscita dal mercato del lavoro determineranno la gran parte del fabbisogno (2,9 milioni di unità nel quinquennio), pari a una quota dell’80% nello scenario positivo e del 92% in quello negativo.

Nel 2024-2028, per l’insieme dei settori privati e pubblici, circa il 41% del fabbisogno complessivo interesserà dirigenti, specialisti e tecnici (tra 1,3-1,5 milioni), mentre le professioni commerciali e dei servizi assorbiranno il 19% del fabbisogno totale, gli impiegati il 15%, gli operai specializzati l’11% e i conduttori di impianti il 6%.
Rispetto all’attuale struttura professionale saranno perciò destinate a crescere le professioni specialistiche e tecniche, ma anche quelle impiegatizie, mentre continueranno a diminuire operai specializzati e conduttori di impianti.

Atteso mismatch in ambito STEM

Circa il 38% del fabbisogno occupazionale del quinquennio riguarderà professioni con una formazione terziaria (laurea, diploma ITS Academy o AFAM), il 4% profili con diploma liceale e il 46% personale in possesso di formazione secondaria di secondo grado tecnico-professionale.
In particolare, nell’istruzione terziaria sarà elevato il fabbisogno di personale con titolo in ambito STEM, che determinerà un significativo mismatch rispetto alla presenza di giovani in possesso di questo tipo di formazione.

Per l’insieme dei percorsi STEM potrebbero mancare, infatti, ogni anno tra 8mila e 17mila giovani.
Per quanto riguarda gli altri indirizzi, è attesa una carenza di offerta per insegnamento e formazione (mancheranno tra 9mila-12mila giovani), economico-statistico (5-11mila) e medico-sanitario (circa 7mila).

Le transizioni green e digitale incideranno sulla domanda

Anche per la formazione secondaria di tipo tecnico-professionale è prevista una carenza di offerta, che riguarderà sia i percorsi quinquennali (mancheranno tra 13mila-42mila giovani all’anno) sia quelli di Istruzione e Formazione Professionale. 

I macro trend delle transizioni green e digitale incideranno sulla domanda di personale, portando sia all’innalzamento delle competenze verdi e digitali richieste sia alla nascita di nuove figure professionali.
Si stima che tra il 2024 e il 2028 il possesso di competenze green verrà richiesto con importanza almeno intermedia a oltre 2,3 milioni di lavoratori (quasi i due terzi del fabbisogno del quinquennio) e le competenze digitali a 2,1 milioni, oltre il 58% del fabbisogno totale.

Il mercato italiano della distribuzione IT: bilanci e prospettive  

Il panorama della distribuzione IT italiana ha chiuso il 2023 con segno negativo. Il comparto ha infatti registrato una diminuzione del 7,8% a valore rispetto all’anno precedente. Secondo i dati del Panel Distribuzione GfK, tutti i principali settori hanno subito un calo, coinvolgendo sia il lato Consumer con una contrazione del 10,6%, sia gli investimenti degli utenti Business con un -6,1%.

Tensioni sul mercato 

La diminuzione del valore di mercato è attribuibile alla fine delle tensioni sull’offerta di prodotti, che ha riportato i prezzi unitari ai livelli pre-pandemici. Questa situazione ha messo in luce la sfida per i protagonisti della catena distributiva nel recupero della marginalità, erosa da una disponibilità eccessiva di prodotti Tech rispetto alla domanda effettiva.

La trasformazione della distribuzione IT con la Supply Chain 4.0

Uno degli elementi principali che emerge dal panel è la trasformazione della distribuzione IT end-to-end, accentuata dall’avvento della Supply Chain 4.0. Questa fase è caratterizzata dall’applicazione dell’Internet of Things, della robotica avanzata e dell’analisi dei big data nella gestione della filiera. L’attenzione si concentra su processi di pianificazione avanzati come la pianificazione analitica della domanda o S&OP integrato, che sono ormai diventati processi consolidati in molte realtà aziendali.

S&OP per la gestione della Supply Chain

In questo contesto è cruciale l’implementazione efficace del processo di Sales and Operations Planning (S&OP). Tale processo rivisita i piani di allineamento tra la domanda del cliente e le forniture per l’orizzonte di pianificazione prefissato.

La pianificazione derivante dal processo S&OP consente al team di gestione di analizzare le performance passate, identificare le aree di miglioramento e definire azioni future per raggiungere gli obiettivi desiderati.
La frequenza di revisione del processo dipende da fattori come il ciclo di vita del prodotto e la variabilità della domanda. Quindi, un processo di S&OP efficace abilita una gestione efficace lungo tutta la Supply Chain.

Il ruolo delle tecnologie emergenti 

Negli ultimi anni, tecnologie come l’intelligenza artificiale generativa, l’analisi dei dati, l’automazione, l’apprendimento automatico, l’Internet of Things e la blockchain hanno già rivoluzionato le pratiche tradizionali nella gestione della Supply Chain. L’evoluzione verso una catena di approvvigionamento intelligente sembra essere la nuova normalità che caratterizzerà gli anni a venire.

Lavoro e GenZ: “non siamo sfaticati”

I nativi digitali vogliono essere protagonisti del loro futuro e ceo dei loro sogni, al contempo, rigettano alcuni stereotipi che li accompagnano nel mondo del lavoro. Di fatto, non vogliono essere definiti una generazione ‘sfaticata’.

Stando ai risultati dall’ultima ricerca di Zelo sul mondo del lavoro, il 41% dei GenZ preferirebbe lavorare in una grande azienda, anche se le multinazionali piene di superuomini e superdonne ‘sempre performanti’ intimoriscono i ragazzi. Inoltre, vorrebbero esser a capo di un’azienda tutta loro, ma quando si tratta di doversi prendere le responsabilità affermano di volerle condividere con il team, o non volersele ‘accollare’ perché generano ansia (60%).

Il lavoro ideale non è scandito da regole, ma da obiettivi

I ragazzi Z vivono nella costante paura del fallimento e del timore del giudizio. Abituati alla gratificazione immediata dei social, per loro i feedback non sono un plus, ma l’ossessione che li guida nei progetti e nelle loro giornate lavorative. Il feedback deve avere con sé un suggerimento o esempio concreto (38%), e un riscontro negativo li porta a dubitare di sé stessi (37%).

La GenZ ha anche bisogno di leader che sappiano motivare e ‘parlino bene di loro’ con gli altri. Non stupisce quindi che affermino di sentirsi gratificati se ricevono complimenti dal capo o i colleghi (60%) o premi in denaro (37%).
Il lavoro ideale? Non è scandito da regole, ma da obiettivi chiari (42%), meglio se nelle prime fasi di onboarding c’è un tutor dedicato (49%. 

Gli amici al lavoro placano la Fomo

Anche sul posto di lavoro, poi, sono alla ricerca di nuovi amici con cui magari fare i Be Real durante la giornata e con cui andare agli eventi post lavoro per placare la Fomo (Fear of Missing Out), la paura e l’ansia sociale di essere esclusi da esperienze ed eventi.

E anche lo smart working si rivela un ‘falso mito’ per attrarre la GenZ, visto che il 39% non lo ritiene fondamentale se il lavoro piace. Al contrario, un 14% pensa che il lavoro da remoto sia ‘indispensabile’ proprio per limitare quell’ansia sociale che questa generazione vive costantemente.
A fronte di una generazione ‘emotiva’, profondamente diversa da quelle che l’hanno preceduta, anche gli Hr devono rivedere i loro modelli operativi.

La recruting journey va ripensata

Occorre infatti che gli ultimi vent’anni sono gli unici in cui hanno vissuto i ragazzi della GenZ e sono anche quelli in cui si è alleggerito sensibilmente il livello di formalità in ogni ambito della vita.

Ad esempio, ‘dare del lei’ è diventato demodé, le chat hanno preso il posto delle panchine e i grandi must di eleganza sono diventati pezzi iconici per le feste in maschera.
La recruting journey va ripensata: dal linguaggio ai cerimoniali di accoglienza, dai job title all’iter di selezione, tutto quello che si fa per ‘sembrare seri’ oggi non convince più.

Lavoro: nel 2024 il 61% cercherà una nuova posizione 

Secondo un’indagine condotta su scala internazionale da Linkedin, circa 6 italiani su 10 (61%) stanno valutando nuove sfide professionali nell’anno in corso. E la principale motivazione è sicuramente la possibilità di un aumento di retribuzione (34%), seguita dalla ricerca di una migliore work-life balance, importante per il 23% dei professionisti nel nostro Paese.

In Italia, sono le donne a farsi da protagoniste della tendenza a esplorare nuove opportunità professionali, con il 66% delle intervistate (56% uomini) che dichiara di valutare o cercando attivamente una nuova posizione.
In questo scenario, la competizione tra professionisti si fa sempre più alta e la capacità di valutare correttamente e ampliare le proprie skill diventa fondamentale.

L’importanza delle skill

Più della metà (51%) dei professionisti dichiara però di trovare frustrante l’attività di ricerca di un nuovo lavoro. Tra le donne, il senso di disagio è più alto (56%) rispetto agli uomini (46%).
Non solo, il 35% delle intervistate non sa come allineare le proprie competenze con quelle richieste per accedere a nuove opportunità professionali, contro il 47% che si sente sicura.

In generale, lavoratori e lavoratrici in Italia sembrano consapevoli dell’importanza delle competenze. Il 74% degli italiani, infatti, considera il re-skilling necessario, percentuale che sale all’80% tra i Millennials.
Le skill ritenute più importanti sono capacità di problem solving (31%), abilità nel comunicare (30%) e conoscenza di una o più lingue straniere (23%).

Voglia di crescita per Millennials, GenZ e Gen X

Se il 55% dichiara di volersi nuovamente concentrare sul proprio percorso di crescita professionale, il dato sale al 58% tra i Millennials, al 56% tra GenZ e GenX per poi abbassarsi al 48% tra i Boomers.
L’attenzione è alta anche per quanto riguarda i metodi di ricerca: il 43% (48% Millennials) ha cambiato strategia per stare al passo con i cambiamenti nel mondo del lavoro. Resta basso, tuttavia, il numero di application ricevute da parte delle aziende di destinazione. Il 43% dei professionisti afferma di ottenere raramente un feedback.

Sembra poi essere diffuso un certo spirito di imprenditorialità: il 56% sta valutando la possibilità di mettersi in proprio, rimanendo nel proprio settore (19%), cambiando campo (15%), o trasformando la propria passione in un lavoro vero e proprio (22%).

Il punto di vista degli HR

Il 62% degli hiring manager ritiene che nel 2024 i datori di lavoro avranno maggiore capacità di negoziare con i candidati. Tuttavia, il 39% dei responsabili delle assunzioni prevede un aumento del tasso di turnover e il 55% sottolinea la difficoltà di trovare candidati qualificati.

Il 31% degli intervistati ritiene, come riporta Adnkronos, che fornire programmi interni di apprendimento e sviluppo (L&D) centrati, ad esempio, sull’AI generativa sia fondamentale per trattenere i talenti più qualificati.
Più nel dettaglio, secondo il 71% degli intervistati i dipendenti della GenZ hanno bisogno di ulteriore supporto per sviluppare le soft skills (come comunicazione, collaborazione, negoziazione), nonostante per il 76%8 degli hiring manager siano i più aperti all’adozione di nuove tecnologie, come l’AI.

Acquisti online, per il 39% è meglio del negozio fisico

Il Global Consumer Trends Report di BigCommerce e Retail Dive ha rivelato che il 39% delle persone intervistate preferisce effettuare acquisti online, mentre solo il 21% predilige il tradizionale negozio fisico. L’indagine fa riferimento a un campione di 1.300 individui distribuiti fra Europa, Nord America, Medio Oriente e Africa.

Convenienza e flessibilità guidano le scelte

Il 77% degli acquirenti online ha dichiarato di aver speso nel 2023 quanto o più rispetto all’anno precedente. La convenienza e la flessibilità degli acquisti digitali, unite alla possibilità di ricevere sconti esclusivi e omaggi, hanno contribuito a all’aumento delle spese sul web.

Shopping almeno due volte al mese 

Il 76% degli intervistati effettua acquisti attraverso siti web, app o social media almeno due volte al mese, mentre quasi la metà (49%) compie almeno un acquisto online a settimana. Ma cosa si compra? Gli ambiti preferiti risultano essere abbigliamento e accessori (47%), salute e bellezza (40%) e ristoranti e generi alimentari (36%).

Per quanto riguarda gli acquisti su abbonamento, i generi alimentari sono la categoria più popolare (30%), seguiti da intrattenimento (22%) e cosmetici/cura del corpo (21%).

Spedizione gratuita: una formula fondamentale  

Il 40% degli intervistati considera uno dei principali svantaggi dello shopping online la necessità di pagare costi aggiuntivi per la spedizione. La spedizione gratuita è diventata un’aspettativa fondamentale per i consumatori digitali, con il 26% che ammette di aver abbandonato il carrello proprio a causa delle spese di spedizione.

Ricerche e confronti prima di pagare il carrello 

I consumatori online effettuano ricerche e confronti prima di acquistare. La maggior parte delle ricerche avviene su dispositivi mobili (61%), seguite da quelle sul web (57%) e su marketplace (57%).

Tuttavia, non solo i consumatori effettuano ricerche per trovare i prodotti che desiderano, ma effettuano anche confronti di prezzo con i rivenditori concorrenti. Il 95% dei consumatori intervistati dichiara di confrontare i prezzi prima di acquistare un prodotto.

Buy Now, Pay Later (BNPL): cresce l’interesse per i pagamenti flessibili  

Il 23% degli acquirenti ha utilizzato il Buy Now, Pay Later (BNPL), dimostrando un crescente interesse nei metodi di pagamento flessibili. Nonostante la prevalenza delle carte di credito o debito (93%), il BNPL sta guadagnando popolarità nel processo di checkout. Insomma, è il segnale che la possibilità di pagare in modalità diversificate sta diventando un plus.

Data Center, un settore che in Italia vale 654 milioni di euro

In Italia, il mercato della colocation dei Data Center, ovvero la compravendita o l’affitto di infrastrutture per ospitare server e dati delle organizzazioni, ha raggiunto nel 2023 un valore di 654 milioni di euro, registrando un aumento del 10% rispetto al 2022.

Si prevede che, in condizioni favorevoli, tale dato possa addirittura raddoppiare entro il 2025. Questo settore ha generato un indotto significativo, influenzando positivamente i mercati digitali abilitati da queste infrastrutture.

Milano è il primo polo infrastrutturale del Paese

Le nuove aperture di Data Center nel 2023 hanno portato la potenza energetica nominale attiva in Italia a 430 MW, registrando un incremento del 23% rispetto all’anno precedente. Milano si conferma come il principale polo infrastrutturale del Paese, con 184 MW, proponendosi come un punto di interesse crescente nel panorama europeo dei Data Center, anche se ancora distante da realtà consolidate come Francoforte.
Altre città emergenti in questo contesto sono Madrid e Varsavia.

Un comparto estremamente dinamico

Il primo Osservatorio Data Center, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, ha presentato questi dati all’evento “Data Center Economy: l’Italia a un punto di svolta”. Si evidenzia un’accelerazione nel settore, con 23 organizzazioni (di cui 8 nuove nel mercato italiano) che prevedono l’apertura di 83 nuove infrastrutture tra il 2023 e il 2025, con un potenziale investimento complessivo di fino a 15 miliardi di euro.

Tale sviluppo è parte di un cambiamento più ampio nel panorama europeo, con una decentralizzazione dell’ecosistema Cloud e una maggiore attenzione alla riduzione della latenza nella trasmissione dei dati, promuovendo la creazione di nuove infrastrutture di prossimità (edge computing). L’Italia si sta posizionando come un polo di riferimento nella gestione del dato e nella Cloud sovereignty, anche grazie al PNRR e alla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione.

Le sfide italiane e il vuoto normativo

Tuttavia, l’Italia deve affrontare alcune sfide. Il settore dei Data Center non è ancora riconosciuto a livello regolatorio, causando incertezze e ritardi nei processi di apertura di nuove infrastrutture. È fondamentale definire norme specifiche e procedure chiare. Inoltre, i Data Center di potenza superiore ai 10 MW richiedono un allacciamento all’alta tensione, un’infrastruttura non sempre disponibile sul territorio, necessitando di investimenti per potenziare la rete elettrica nazionale.

In conclusione, l’Italia si trova di fronte a un’opportunità unica nel settore dei Data Center, ma è cruciale affrontare queste sfide regolatorie e infrastrutturali per sfruttarla appieno e diventare un punto chiave nell’infrastruttura digitale europea e mediterranea.

A Torino nasce un progetto urbano per la sostenibilità ambientale

Il graduale cambiamento climatico in atto richiede soluzioni rapide e innovative per migliorare la qualità della vita delle persone, riducendo al tempo stesso le conseguenze legate ai cambiamenti climatici.

A Torino, ha preso il via il programma “Una città più vivibile“, finalizzato ad implementare soluzioni green e naturali per mitigare l’impatto del cambiamento climatico.

Queste iniziative non solo contribuiranno a minimizzare gli eventi estremi, ma renderanno anche gli spazi urbani più gradevoli e sostenibili.

Strategie per la resilienza ambientale

I lavori, finanziati con un investimento di 1 milione di euro, sono parte integrante del “Piano di Resilienza Climatica“.

Questo piano si propone l’obiettivo di ridurre la vulnerabilità delle aree urbane e delle comunità ai cambiamenti climatici.

Il fine è chiaro, come affermato anche dall’assessore alla Transizione ecologica e digitale del Comune di Torino, ovvero quello di migliorare la qualità dell’ambiente urbano riducendo le isole di calore e contrastando le piogge intense, promuovendo nel contempo uno spazio pubblico più accogliente e vivibile.

Parallelamente all’avvio dei lavori, sarà lanciata una campagna di sensibilizzazione per informare i cittadini sui risvolti del cambiamento climatico e sull’importanza di queste iniziative urbane.

Rigenerazione Urbana e Adattamento Climatico

Il primo intervento prenderà luogo in Via Stradella, con l’obiettivo di trasformare l’area sotto la copertura della ferrovia Torino-Ceres.

I lavori prevedono la sostituzione delle superfici impermeabili con spazi verdi e la piantumazione di oltre 80 alberi.

Questo intervento non solo renderà l’ambiente più piacevole e fresco, ma risolverà anche il problema degli allagamenti che hanno afflitto la zona negli anni.

La rimozione di 1400 metri quadrati di asfalto lungo Via Stradella, senza ridurre il numero di parcheggi disponibili, darà spazio a nuove pavimentazioni riflettenti.

Inoltre, saranno installate panchine “smart” che sfruttano l’energia solare per offrire la possibilità di ricaricare i propri dispositivi elettronici, o attrezzi per il fitness che consentono di ricaricare i dispositivi pedalando.

Ricordiamo in proposito che proprio di recente anche l’aeroporto di Caselle ha adottato la causa della sostenibilità ambientale, installando un gran numero di pannelli solari che garantiscono già energia per il 15% circa del fabbisogno totale dello scalo.

Il fotovoltaico a Torino è dunque  una possibilità sempre più presa in considerazione, sia dai privati che dalla pubblica amministrazione.

Innovazione nelle Infrastrutture Urbane

Successivamente, il progetto si estenderà a 15 fermate del trasporto pubblico in diverse zone della città.

Queste fermate vedranno la sostituzione delle pavimentazioni esistenti con soluzioni più riflettenti, riducendo i disagi durante l’attesa dei mezzi.

Le pensiline metalliche in queste fermate saranno trasformate in spazi ‘green’, coperte da piante di sedum, creando così un ambiente più fresco e visivamente piacevole, aumentando al contempo la biodiversità urbana.

In collaborazione con il Gruppo Torinese Trasporti, verrà ristrutturato un lungo tratto di binari doppi della linea 4 lungo Corso Giulio Cesare.

Quest’area, una volta liberata dall’asfalto, diventerà una superficie ‘verde’ ricoperta di sedum, contribuendo a promuovere la sostenibilità e la resilienza ambientale.


Investimenti per un futuro sostenibile

In un’ottica di lungimiranza e responsabilità ambientale, questi investimenti rappresentano un passo deciso verso un futuro più sostenibile per Torino e per molte altre città che potrebbero trarre ispirazione da queste iniziative.

Oltre a migliorare la qualità dell’aria e la gestione delle acque piovane, tali progetti favoriscono la coesione sociale, offrendo spazi pubblici accoglienti e innovativi.

Queste azioni non solo rispondono alle esigenze attuali, ma gettano le basi per un’evoluzione urbana che integra armoniosamente natura e tecnologia, costruendo un ambiente urbano più  orientato al benessere collettivo.

Conclusioni

L’iniziativa “Una città più vivibile” a Torino rappresenta un passo significativo verso la sostenibilità e la resilienza ambientale.

La trasformazione di aree urbane in spazi verdi non solo affronta i problemi legati al cambiamento climatico, ma migliora anche la qualità della vita cittadina offrendo ambienti più salubri e piacevoli per tutti i torinesi.

Questi interventi dimostrano come soluzioni green e infrastrutture intelligenti possano contribuire a mitigare gli impatti del cambiamento climatico nelle aree urbane, garantendo a tutti un futuro più sostenibile.

Lavoro: i cinque trend chiave del 2024

Il lavoro nel 2024 si preannuncia come un ambiente dinamico, dove adattabilità, innovazione e impatto sociale saranno le chiavi per il successo.

Una crescente domanda di lavoratori altamente qualificati, l’automazione nei processi di recruitment, l’espansione del lavoro ibrido, la necessità di una formazione continua e la crescente importanza dell’equilibrio tra vita professionale e privata sono pertanto le cinque tendenze che definiranno il panorama occupazionale nel 2024.
Le ha identificate Indeed basandosi sui dati e le osservazioni del 2023.

Risposta agile alle nuove tecnologiche disruptive

Il rapido sviluppo dell’AI, dell’automazione e delle nuove tecnologie richiederà un’adattabilità senza precedenti da parte di lavoratori e aziende.
Il 2024 sarà perciò caratterizzato da una crescente domanda di competenze digitali, in particolare, riguardo AI, robotica e programmazione.
Indeed prevede che la formazione continua diventerà una priorità, con un focus crescente su competenze digitali e nuove metodologie di lavoro.

Ma al centro delle politiche aziendali ci sarà anche l’equilibrio tra lavoro e vita personale.
La pandemia ha ridefinito le aspettative dei dipendenti riguardo lavoro flessibile e opzioni di lavoro da remoto.
Le aziende che abbracciano e promuovono un ambiente di lavoro flessibile risulteranno più attrattive.

Innovazione nell’assunzione e nella gestione del personale

La crescente competizione per i talenti porterà a un’innovazione significativa nei processi di assunzione e gestione del personale.
L’integrazione dell’AI nel recruiting diventerà la norma, ottimizzando e automatizzando la corrispondenza tra candidati e posizioni aperte.

Ma i temi emergenti della salute digitale, la tecnologia blockchain e la sostenibilità vedranno un interesse costante anche nel 2024, sia da parte dei datori di lavoro sia di coloro che lo cercano.
Inoltre, le aziende saranno sempre più valutate anche per l’impatto sociale e ambientale. Le organizzazioni che integrano sostenibilità, inclusività e responsabilità sociale nella cultura aziendale attireranno e manterranno talenti di alto livello.

Rimane alta l’attenzione per flessibilità, inclusività e well-being

“Le tecnologie emergenti come l’AI stanno rivoluzionando il modo in cui le aziende assumono e gestiscono i lavoratori, ed è un tema che rimarrà centrale, insieme agli altri aspetti dell’innovazione – commenta Roberto Colarossi, senior sales director di Indeed -. Tuttavia, rimane fondamentale trovare il giusto equilibrio tra l’utilizzo delle innovazioni tecnologiche e l’umanizzazione di tutto il processo di assunzione. Ma non ci sono solo le nuove tecnologie: rimane alta l’attenzione per flessibilità, inclusività e well-being, sempre più importanti per attrarre e trattenere i migliori talenti. Le competenze digitali, anche in settori tradizionalmente non tecnologici, si confermano essenziali, per rimanere competitivi, infatti, sarà fondamentale garantire una formazione continua”.

Giovani e lavoro: sì, ma smart, sostenibile, con più tempo per sé

Nelle nuove generazioni l’atteggiamento verso il lavoro è differente. Flessibilità di orari, smartworking, welfare aziendale, possibilità di conciliare i tempi di vita-lavoro e sostenibilità, oltre a carriera e aspetti economici, per loro sono gli aspetti più importanti dell’attività lavorativa.
Tanto che dalle survey del centro ricerche Aidp (Associazione italiana direzione personale) emerge che le dimissioni volontarie hanno riguardato nel 70% dei casi giovani tra 26 e 35 anni.

“Le motivazioni di questo fenomeno sono state migliori condizioni di lavoro in termini di flessibilità di orari e modalità di lavoro”, spiega Matilde Marandola, presidente nazionale Aidp, all’Adnkronos/Labitalia. Infatti, nel 57% dei casi le aziende hanno difficoltà a trattenere o assumere personale se non viene garantito lo smartworking.

L’identikit del lavoro “tipo”

Il lavoro ideale per i giovani deve garantire il work-life balance declinabile nella possibilità di fare smartworking e uno stipendio adeguato non solo alle competenze, ma anche coerente con il costo della vita.
Inoltre, “un ambiente di lavoro aperto alle novità, quindi innovativo, tecnologico, in cui i giovani possano sentirsi liberi di esprimere le loro idee senza timore e in cui possano apportare, in maniera pragmatica, un valore aggiunto”, aggiunge Marandola.

Anche secondo Rosario Rasizza, presidente Assosomm e ad Openjobmetis, “il tema della conciliazione di tempi ed esigenze tra vita e lavoro è sempre più al centro dell’attenzione, non solo dei giovani”.
Riscoprire l’importanza di coltivare relazioni e passioni, anche al di là della vocazione professionale, è un’eredità della pandemia.

La risposta delle aziende

Dal canto loro, le aziende mostrano disponibilità nei confronti delle esigenze dei giovani. All’interno delle organizzazioni oggi si ascolta di più.
“Si stanno affermando forme di lavoro sempre più inclusive, socialmente responsabili e sostenibili – continua Marandola -. Gli Hr oggi sono più aperti al dialogo e all’ascolto e credo che questo cambiamento rappresenti, in un’ottica sia sociale sia lavorativa, un’importante svolta”.

E per Rasizza, le aziende “si stanno sempre più allineando, come dimostrano le richieste da parte delle nostre aziende clienti che spesso ci chiedono consulenza in tal senso. Qualche volta, rileviamo qualche resistenza nel prendere in considerazione misure più flessibili e inclusive, ma la strada è ormai segnata lungo questo trend”.

Ma a volte serve un po’ di apertura mentale

“Potremmo quasi dire – sottolinea Rasizza – che oggi sono i candidati, e ancor più se parliamo di giovani, a fare un colloquio ai loro potenziali datori di lavoro. È un segno dei tempi, da non far coincidere necessariamente con una scarsa disponibilità all’impegno e al sacrifico. Per contro, mi piacerebbe vedere una maggiore disponibilità di chi entra nel mercato del lavoro a prendere in considerazione opportunità magari non perfettamente in linea con i propri studi o i propri sogni: a volte, serve un po’ di coraggio e di apertura mentale nel costruirsi esperienze che saranno comunque in grado di fortificare hard e soft skill”.

Le tendenze del 2024 secondo Pinterest

Quali saranno i temi più popolari e rilevanti nel 2024? Lo svela il Pinterest Predicts 2024, che dalla moda al beauty, dall’arredamento ai viaggi fino alla new genitorialità ha analizzato miliardi di ricerche online effettuate da oltre 480 milioni di persone utilizzando un modello basato sul machine learning. 

Insomma, la decima edizione del Pinterest Predicts è un vero e proprio punto di riferimento per tutti coloro che hanno bisogno di sapere, prima di chiunque altro, ciò che guadagnerà sempre più popolarità nel 2024.
Qualche esempio? La moda farà spazio allo stile vintage dei nonni, ma con un tocco eclettico da parte di GenZ e Boomer, che combineranno cardigan old style e pantaloni in velluto, in un look che esprime in pieno la propria unica personalità.

Dal Medusa Style all’opulenza oversize

Altra novità assoluta è il Medusa style, la più grande fonte d’ispirazione nel 2024, con il boom di ricerche per ‘taglio capelli a medusa’ e ‘lampada medusa’.
GenZ e Millennials poi adorneranno abiti, scarpe, make-up, acconciature e gioielli con fiocchi di ogni dimensione e formato. Ma ornamenti e accessori saranno anche più grandi, audaci e vistosi. Si preferirà l’opulenza oversize, acquistando elementi che si abbinano ad acconciature vaporose.

Continuerà a crescere anche la popolarità dei toni freddi e argentei: dal beauty alla moda fino al design l’estetica sarà heavy metal. Ma dalla moda all’arredamento degli interni fino a drink e snack si affermano anche le suggestioni esotiche e tropicali. E direttamente dagli anni ‘60 torna il make-up color acquamarina, con il blu protagonista in tutte le sue sfumature.

A tutto jazz e matrimoni hippie

Nel corso del 2024 il gioco del volano avrà sempre più appassionati, e il jazz conquisterà il cuore di Millennial e GenZ, che abbandoneranno i ritmi elettronici a favore di atmosfere decisamente più retrò. 

Quanto alla forma fisica, stop alla predilezione per il workout a bassa intensità: nel 2024 Millennials e GenZ si dedicheranno agli sport da combattimento, e se bodycare sarà la parola dell’anno per quanto riguarda bellezza e benessere, nel 2024 si farà a gara a recuperare il recuperabile. E se il relax più totale sarà il miglior compagno di viaggio, Nel 2024, dopo un addio al nubilato d’ispirazione hippie, Boomer e Millennial diranno sì tra decorazioni in stile disco.

Festeggiamenti per i piccoli trionfi

Continuerà poi il trend che combina i piatti preferiti in accoppiate stravaganti, da ‘quesadilla hamburger’ a ‘carbonara ramen’, con GenZ e Millennial che daranno un tocco più personale alla cucina e alla zona cottura. Basta con la tradizione contadina, largo al kitsch. O allo stile caffetteria.

Nel 2024 però GenX e Millennial diventeranno provetti ‘giardinieri subacquei’, dando vita ad acquari e terrari.
Si cercherà anche di rendere grazioso tutto ciò che ruota attorno al denaro, e i genitori non potranno fare a meno di celebrare i piccoli traguardi di figli e figlie. Come? Cercando ispirazione per ‘idee mesiversario’, ‘premio uso del vasino’ o ‘festa per il primo dentino’.