Più donne in carriera, ma stipendi più bassi dei colleghi uomini

Negli ultimi dieci anni il numero delle donne nei board aziendali è cresciuto di circa 6 volte, arrivando a quota 36,3%. Le donne con cariche esecutive restano però esigue, e non arrivano al 12%. E la forbice delle buste paga con i colleghi maschi resta elevata, e le donne che lavorano nelle società quotate in Borsa guadagnano fino al 70% in meno.  Ancora poche soddisfazioni, quindi, o comunque assai inferiori a quelle dei colleghi maschi, “Nonostante la crescita della presenza femminile nei board in termini retributivi è ancora enorme il gender gap”, si legge nell’Executive Compensation Outlook 2019, lo studio che analizza i compensi degli executive manager e dei membri dei board delle società quotate in Borsa Italiana.

Crescono le quote rosa nei board

Secondo lo studio, realizzato da Badenoch + Clark Executive in collaborazione con l’Osservatorio JobPricing, il lato positivo è quello dell’aumento delle quote rosa nei board aziendali. Un trend in gran parte da ascriversi all’introduzione della legge n. 120 del 12 luglio 2011 per la promozione dell’equilibrio di genere negli organi sociali delle quotate. Ma anche in questo caso non è tutto oro ciò che luccica. “Nonostante questo quadro positivo – affermano gli analisti – si può osservare che i membri femminili con cariche esecutive nei board delle società quotate sono appena l’11,9%. Un dato che risulta decisamente inferiore alla percentuale di dirigenti donna nel mercato del lavoro italiano (32%) e alla percentuale di donne in profili non esecutivi (40,4%)”.

Una busta paga più magra di 200.000 euro l’anno

Come rileva ancora lo studio, “minore accesso a posizioni di vertice si traduce automaticamente in minore opportunità di guadagno con un ampliamento, per le società quotate, del differenziale retributivo fra maschi e femmine: se tra i dirigenti italiani in generale il delta è in media poco superiore al 8%, guardando alle società listate in Borsa Italiana si arriva quasi al 70% (circa 200.000 euro l’anno)”. E se si considerano i profili non esecutivi si scende al 42,5%, che corrispondono a circa 20.000 euro l’anno, riporta la Repubblica.

“Il gender gap assume dimensioni enormi nel caso di società quotate”

Se è vero che l’Italia oggi è al 82° posto su 144 Paesi nel mondo per quanto concerne la capacità di colmare le differenze di genere, inevitabilmente, un riflesso di questo dato si ritrova puntualmente nei diversi package retributivi delle donne nelle posizioni apicali delle società quotate. “Il gender gap assume dimensioni enormi nel caso di società quotate e la forte discrepanza non accenna a diminuire”, commenta Diego di Barletta, head of executive di Badenoch + Clark. Un esempio? Un dirigente donna in Italia guadagna circa 9 mila euro lordi in meno del collega uomo. Il divario di genere, poi, cresce in modo considerevole al crescere del volume di affari della società quotata, passando, per i manager con funzioni esecutive, dal 50,3% in aziende con fatturato fino a 100 milioni all’86% in aziende con oltre 800 milioni.