A Torino nasce un progetto urbano per la sostenibilità ambientale

Il graduale cambiamento climatico in atto richiede soluzioni rapide e innovative per migliorare la qualità della vita delle persone, riducendo al tempo stesso le conseguenze legate ai cambiamenti climatici.

A Torino, ha preso il via il programma “Una città più vivibile“, finalizzato ad implementare soluzioni green e naturali per mitigare l’impatto del cambiamento climatico.

Queste iniziative non solo contribuiranno a minimizzare gli eventi estremi, ma renderanno anche gli spazi urbani più gradevoli e sostenibili.

Strategie per la resilienza ambientale

I lavori, finanziati con un investimento di 1 milione di euro, sono parte integrante del “Piano di Resilienza Climatica“.

Questo piano si propone l’obiettivo di ridurre la vulnerabilità delle aree urbane e delle comunità ai cambiamenti climatici.

Il fine è chiaro, come affermato anche dall’assessore alla Transizione ecologica e digitale del Comune di Torino, ovvero quello di migliorare la qualità dell’ambiente urbano riducendo le isole di calore e contrastando le piogge intense, promuovendo nel contempo uno spazio pubblico più accogliente e vivibile.

Parallelamente all’avvio dei lavori, sarà lanciata una campagna di sensibilizzazione per informare i cittadini sui risvolti del cambiamento climatico e sull’importanza di queste iniziative urbane.

Rigenerazione Urbana e Adattamento Climatico

Il primo intervento prenderà luogo in Via Stradella, con l’obiettivo di trasformare l’area sotto la copertura della ferrovia Torino-Ceres.

I lavori prevedono la sostituzione delle superfici impermeabili con spazi verdi e la piantumazione di oltre 80 alberi.

Questo intervento non solo renderà l’ambiente più piacevole e fresco, ma risolverà anche il problema degli allagamenti che hanno afflitto la zona negli anni.

La rimozione di 1400 metri quadrati di asfalto lungo Via Stradella, senza ridurre il numero di parcheggi disponibili, darà spazio a nuove pavimentazioni riflettenti.

Inoltre, saranno installate panchine “smart” che sfruttano l’energia solare per offrire la possibilità di ricaricare i propri dispositivi elettronici, o attrezzi per il fitness che consentono di ricaricare i dispositivi pedalando.

Ricordiamo in proposito che proprio di recente anche l’aeroporto di Caselle ha adottato la causa della sostenibilità ambientale, installando un gran numero di pannelli solari che garantiscono già energia per il 15% circa del fabbisogno totale dello scalo.

Il fotovoltaico a Torino è dunque  una possibilità sempre più presa in considerazione, sia dai privati che dalla pubblica amministrazione.

Innovazione nelle Infrastrutture Urbane

Successivamente, il progetto si estenderà a 15 fermate del trasporto pubblico in diverse zone della città.

Queste fermate vedranno la sostituzione delle pavimentazioni esistenti con soluzioni più riflettenti, riducendo i disagi durante l’attesa dei mezzi.

Le pensiline metalliche in queste fermate saranno trasformate in spazi ‘green’, coperte da piante di sedum, creando così un ambiente più fresco e visivamente piacevole, aumentando al contempo la biodiversità urbana.

In collaborazione con il Gruppo Torinese Trasporti, verrà ristrutturato un lungo tratto di binari doppi della linea 4 lungo Corso Giulio Cesare.

Quest’area, una volta liberata dall’asfalto, diventerà una superficie ‘verde’ ricoperta di sedum, contribuendo a promuovere la sostenibilità e la resilienza ambientale.


Investimenti per un futuro sostenibile

In un’ottica di lungimiranza e responsabilità ambientale, questi investimenti rappresentano un passo deciso verso un futuro più sostenibile per Torino e per molte altre città che potrebbero trarre ispirazione da queste iniziative.

Oltre a migliorare la qualità dell’aria e la gestione delle acque piovane, tali progetti favoriscono la coesione sociale, offrendo spazi pubblici accoglienti e innovativi.

Queste azioni non solo rispondono alle esigenze attuali, ma gettano le basi per un’evoluzione urbana che integra armoniosamente natura e tecnologia, costruendo un ambiente urbano più  orientato al benessere collettivo.

Conclusioni

L’iniziativa “Una città più vivibile” a Torino rappresenta un passo significativo verso la sostenibilità e la resilienza ambientale.

La trasformazione di aree urbane in spazi verdi non solo affronta i problemi legati al cambiamento climatico, ma migliora anche la qualità della vita cittadina offrendo ambienti più salubri e piacevoli per tutti i torinesi.

Questi interventi dimostrano come soluzioni green e infrastrutture intelligenti possano contribuire a mitigare gli impatti del cambiamento climatico nelle aree urbane, garantendo a tutti un futuro più sostenibile.

Lavoro: i cinque trend chiave del 2024

Il lavoro nel 2024 si preannuncia come un ambiente dinamico, dove adattabilità, innovazione e impatto sociale saranno le chiavi per il successo.

Una crescente domanda di lavoratori altamente qualificati, l’automazione nei processi di recruitment, l’espansione del lavoro ibrido, la necessità di una formazione continua e la crescente importanza dell’equilibrio tra vita professionale e privata sono pertanto le cinque tendenze che definiranno il panorama occupazionale nel 2024.
Le ha identificate Indeed basandosi sui dati e le osservazioni del 2023.

Risposta agile alle nuove tecnologiche disruptive

Il rapido sviluppo dell’AI, dell’automazione e delle nuove tecnologie richiederà un’adattabilità senza precedenti da parte di lavoratori e aziende.
Il 2024 sarà perciò caratterizzato da una crescente domanda di competenze digitali, in particolare, riguardo AI, robotica e programmazione.
Indeed prevede che la formazione continua diventerà una priorità, con un focus crescente su competenze digitali e nuove metodologie di lavoro.

Ma al centro delle politiche aziendali ci sarà anche l’equilibrio tra lavoro e vita personale.
La pandemia ha ridefinito le aspettative dei dipendenti riguardo lavoro flessibile e opzioni di lavoro da remoto.
Le aziende che abbracciano e promuovono un ambiente di lavoro flessibile risulteranno più attrattive.

Innovazione nell’assunzione e nella gestione del personale

La crescente competizione per i talenti porterà a un’innovazione significativa nei processi di assunzione e gestione del personale.
L’integrazione dell’AI nel recruiting diventerà la norma, ottimizzando e automatizzando la corrispondenza tra candidati e posizioni aperte.

Ma i temi emergenti della salute digitale, la tecnologia blockchain e la sostenibilità vedranno un interesse costante anche nel 2024, sia da parte dei datori di lavoro sia di coloro che lo cercano.
Inoltre, le aziende saranno sempre più valutate anche per l’impatto sociale e ambientale. Le organizzazioni che integrano sostenibilità, inclusività e responsabilità sociale nella cultura aziendale attireranno e manterranno talenti di alto livello.

Rimane alta l’attenzione per flessibilità, inclusività e well-being

“Le tecnologie emergenti come l’AI stanno rivoluzionando il modo in cui le aziende assumono e gestiscono i lavoratori, ed è un tema che rimarrà centrale, insieme agli altri aspetti dell’innovazione – commenta Roberto Colarossi, senior sales director di Indeed -. Tuttavia, rimane fondamentale trovare il giusto equilibrio tra l’utilizzo delle innovazioni tecnologiche e l’umanizzazione di tutto il processo di assunzione. Ma non ci sono solo le nuove tecnologie: rimane alta l’attenzione per flessibilità, inclusività e well-being, sempre più importanti per attrarre e trattenere i migliori talenti. Le competenze digitali, anche in settori tradizionalmente non tecnologici, si confermano essenziali, per rimanere competitivi, infatti, sarà fondamentale garantire una formazione continua”.

Meta: Facebook e Instagram a pagamento senza pubblicità in UE

Da novembre 2023 in Europa Facebook e Instagram saranno a pagamento, ma con la pubblicità si potranno continuare a utilizzare gratuitamente.
“Crediamo fermamente in una internet gratuita supportata dagli annunci, e continueremo a offrire l’accesso gratuito ai nostri prodotti e servizi – spiega Meta – indipendentemente dalle diverse disponibilità economiche. Ci impegniamo a mantenere le informazioni delle persone private e sicure, ai sensi delle nostre normative e del Regolamento Ue sulla protezione dei dati”.

Gli utenti europei avranno quindi la possibilità di pagare un abbonamento mensile per utilizzare i due social senza pubblicità. In alternativa, potranno continuare a utilizzare le piattaforme gratuitamente, ma visualizzando inserzioni pubblicitarie, considerate pertinenti.

Costo abbonamenti mensili: 9,99 euro sul web, 12,99 su smartphone

“Per ottemperare alle normative Europee in continua evoluzione – aggiunge la piattaforma – stiamo introducendo la possibilità di sottoscrivere un abbonamento in Ue, See e in Svizzera. A novembre, offriremo alle persone che utilizzano Facebook o Instagram che risiedono in queste regioni la possibilità di continuare a utilizzare questi servizi personalizzati gratuitamente con la pubblicità, oppure di sottoscrivere un abbonamento per non visualizzare più le inserzioni.
Le informazioni delle persone che decideranno di sottoscrivere l’abbonamento non saranno utilizzate per gli annunci pubblicitari. A seconda che si scelga di attivare l’abbonamento sul web o da mobile – spiega ancora Meta – il costo sarà rispettivamente di 9,99 euro al mese sul web o di 12,99 euro al mese su iOS e Android”.

Fino al 1° marzo niente costi aggiuntivi

Indipendentemente da dove si effettui l’acquisto, l’abbonamento sarà valido per tutti gli account Facebook e Instagram collegati al Centro gestione account dell’utente.

Fino al 1° marzo 2024 l’abbonamento iniziale sarà valido per tutti gli account collegati al Centro gestione account dell’utente, in seguito, per ogni ulteriore account inserito nel Centro gestione account dell’utente si applicherà un costo aggiuntivo di 6 euro al mese per gli abbonamenti sottoscritti sul web, e 8 euro al mese per quelli attivati su iOS e Android”, riporta Ansa.

Il futuro dei social non è più gratis

Una mossa assolutamente importante, questa, per il movimento dei social a pagamento. Perché si passa per la prima volta, concretamente, dalle teorie ai fatti.
Il primo a creare dibattito, e a muoversi in questo senso, è stato Elon Musk, che dopo aver acquistato Twitter (oggi X) ha spinto sull’acceleratore del piano in abbonamento.

Tuttavia, riferisce Il Sole 24 Ore, in questo caso il discorso sembra diverso. Perché Meta, a differenza di X, per ora non pare aver in mente un piano che preveda per chi si abbona un servizio differente, se non per l’aspetto meramente pubblicitario. Insomma, il futuro dei social potrebbe essere presto riscritto.

Platform Thinking: la potenza delle piattaforme trasforma il business

Il Platform Thinking è la capacità di utilizzare meccanismi basati su piattaforme per la trasformazione del business di una qualsiasi azienda.
È una strategia di innovazione che interessa 9 imprese su 10 dell’indice S&P 500. Il 92% ha infatti sviluppato un’iniziativa in qualche modo legata a una piattaforma, ma solo una su tre sta sfruttando appieno le opportunità derivanti dal Platform Thinking.

Dalla diffusione di realtà come Spotify per ascoltare la musica senza acquistare cd, Airbnb per alloggiare in una città senza usare l’albergo, Facebook o Google per informarsi senza acquistare quotidiani, le piattaforme sono diventate parte integrante della vita quotidiana, rimodellando il modo in cui si comunica, si fanno acquisti, si accede all’intrattenimento.
Emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Platform Thinking Hub della School of Management del Politecnico di Milano.

Scalabilità ed efficacia a disposizione di tutte le imprese

“La parola piattaforma è entrata nel linguaggio comune grazie alla diffusione di una miriade di servizi digitali – spiega Daniel Trabucchi, Direttore Scientifico dell’Osservatorio -. Ma le piattaforme non sono un fenomeno moderno, riservato a startup e aziende tech, radicato esclusivamente nella Silicon Valley. Le piattaforme sono strumenti per la trasformazione del business, applicabili a organizzazioni di qualsiasi tipo. Il Platform Thinking è la capacità di comprendere le dinamiche e le logiche di innovazione dei casi di successo digitali, mettendo la loro scalabilità ed efficacia a disposizione di tutte le imprese per attivare e supportare il loro processo di Business Transformation”.

Una prospettiva applicabile universalmente 

“Anche le aziende tradizionali italiane possono adottare un approccio di Platform Thinking – continua Tommaso Buganza, Responsabile Scientifico e Direttore dell’Osservatorio -. È possibile trarre insegnamento dalle esperienze di successo per promuovere l’innovazione secondo un nuovo paradigma. Quella del Platform Thinking è una prospettiva universalmente applicabile, dal settore manifatturiero ai servizi, dai nuovi arrivati digitali alle imprese collaudate nel tempo, dalle imprese a conduzione familiare alle multinazionali. Vedere un’opportunità di innovazione per le imprese esistenti, piuttosto che un semplice modello di business per le startup, permette di entrare in una nuova epoca, un vero e proprio ‘Rinascimento’ per le piattaforme”.

La diffusione del Platform Thinking

Delle prime 500 aziende dell’indice Standard & Poor, escludendo le sole 16 realtà con piattaforme ‘native’ (Google, Meta, Apple…), il 92% delle imprese (445) ha sviluppato una o più iniziative promuovendole come ‘piattaforma’. Ma nella maggioranza dei casi si tratta semplicemente di servizi lineari digitali, senza le caratteristiche che identificano le vere e proprie piattaforme.

Solo il 30% (135) sta sviluppando vere e proprie piattaforme sfruttandone l’efficacia e scalabilità, ma proprio questo 30% realizza il 34% delle vere iniziative di piattaforma tra quelle analizzate.
Questo indica che applicare il Platform Thinking può essere molto complesso nella fase iniziale, ma una volta che il meccanismo viene decodificato, implementato e appreso, viene replicato con successo.

Amazon vuole potenziare Alexa con l’Intelligenza artificiale generativa

Lo ha recentemente annunciato Amazon durante l’evento dedicato alla presentazione dei suoi nuovi prodotti: Alexa, l’assistente tecnologico vocale che trova spazio su milioni di piani cucina di tutto il mondo, sarà presto in grado di interagire con le persone in maniera più naturale. Amazon ha infatti intenzione di potenziare il suo servizio vocale basato su cloud, con la tecnologia di Intelligenza artificiale generativa. In questo modo Alexa potrà conversare in modo molto più simile a un essere umano di quanto abbia fatto finora. E presto sarà possibile provare i nuovi dialoghi con l’assistente vocale anche sui vecchi Echo.

La novità è prevista per l’inizio del prossimo anno

Durante l’evento Amazon ha svelato i suoi piani per l’introduzione dell’AI generativa in tutti i dispositivi Alexa, sia quelli nuovi sia quelli esistenti, come gli Echo. Una novità la cui uscita è prevista per l’inizio del prossimo anno. Grazie a una costante ricerca di miglioramenti nelle soluzioni tecnologiche, Amazon sta quindi puntando a rendere Alexa più umana nel modo in cui si esprime, in particolare, introducendo inflessioni emotive nella voce del dispositivo, come risate o cenni di sorpresa.
“Ho sempre sostenuto che Alexa sia la migliore Intelligenza artificiale personale, ma finora è stata un po’ troppo transazionale per i nostri gusti – ha commentato Dave Limp, vicepresidente senior dei dispositivi e dei servizi di Amazon -. Questo era dovuto alle limitazioni della tecnologia, non alla nostra visione. Ora è possibile condurre conversazioni quasi umane con Alexa”.

Durante la prima dimostrazione dal vivo Alexa ha parlato di calcio 

La dimostrazione di queste nuove capacità è stata effettuata sul nuovo Echo Show 8. Durante la presentazione, Dave Limp ha tenuto una conversazione dal vivo con Alexa sul tema del calcio, e il dispositivo ha ricordato la squadra universitaria preferita di Limp senza che il vicepresidente dovesse menzionarla. Il servizio vocale ha anche suggerito opzioni contestuali per la cena durante la visione di una partita con gli amici, e ha generato all’istante un invito per l’evento.

Nel 2023 le azioni tecnologiche dell’azienda a +31% sul Nasdaq Composite 

Ma un’ulteriore buona notizia per i clienti Echo è che potranno provare gratuitamente queste nuove capacità conversazionali sui dispositivi che già possiedono, compresi quelli usciti per la prima volta nel 2014. In ogni caso, riferisce Adnkronos, il fervore per il futuro dell’Intelligenza artificiale quest’anno ha fatto impennare le azioni tecnologiche di Amazon, con l’Indice Nasdaq Composite che nel 2023 ha registrato un aumento del 31%. Tanto che il valore azionario di Amazon quest’anno è aumentato di oltre il 60%.

Le imprese giovanili sono più ottimiste e innovatrici

Fatturano, assumono e innovano di più, sono più fiduciose nel futuro, ma sono meno presenti all’estero e le barriere economiche rischiano di frenarne la crescita. È l’identikit delle imprese guidate dai giovani under35 tracciato dal Centro Studi Tagliacarne. Secondo l’indagine il 49% delle imprese under35 nel 2023 prevede di aumentare il fatturato (42% non giovanili), e per il 43% delle imprese giovanili (vs 34%) le attese di crescita restano positive anche per il 2024. In aumento anche le previsioni occupazionali (31% imprese giovani, 23% over35), anche perché sarà necessario equipaggiarsi con personale qualificato per sfruttare al meglio gli investimenti.

Export in ritardo rispetto alle imprese più “mature”

Tuttavia, in termini di export le imprese giovanili mostrano un ritardo rispetto alle loro colleghe più ‘mature’: il 38% delle aziende under35 nel 2023 esporterà a fronte del 45% delle non giovanili. Nonostante la minore presenza sui mercati stranieri, le imprese giovanili che esportano sembrano però avere una marcia in più. Per il 2023 il 44% prevede aumenti delle vendite all’estero contro il 33% delle non giovanili, mentre per il 2024 gli incrementi sono stimati dal 42% del campione (contro il 31%). Nel complesso, per aumentare le vendite oltreconfine, le imprese giovanili contano di utilizzare principalmente strategie improntate sulla qualità dei prodotti (42%) e investimenti in comunicazione e branding (24%).

Più investimenti under35 nella transizione green e digitale

Le imprese giovanili investiranno comunque più delle altre nella transizione green e digitale. Tra il 2023 e il 2025, il 53% delle imprese giovanili investirà in green e il 48% in digitale (contro, rispettivamente, il 45% e il 41% delle over 35). Mentre il 36% delle imprese under35 ha in programma di investire contemporaneamente in digitale e green. Ma le risorse economiche insufficienti all’interno dell’azienda, e i tassi di interesse elevati per l’accesso al credito, sono i principali ostacoli che rischiano di intralciare il loro cammino verso la transizione.

Le risorse economiche sono un problema

Le barriere economiche sono infatti un problema per il 39% delle imprese giovanili che non intendono investire nella sostenibilità (31% non giovanili) e per il 45% che prevede di non fare investimenti 4.0 (29% non giovanili).
Se le risorse economiche sono problema, quelle del PNRR possono essere una boccata di ossigeno. Così il 9% delle imprese giovanili si è già attivata sui progetti di supporto alle imprese legati al PNRR, e il 19% ha in programma di attivarsi. Tuttavia, riporta Italpress, l’eccessiva burocrazia è per 7 imprese giovanili su 10 di gran lunga l’ostacolo maggiore.

Materiali alternativi nell’arredamento: scopri come il cartone sta cambiando le regole del gioco

Il mondo dell’arredamento è in continua evoluzione e negli ultimi anni si è assistito a un crescente interesse verso materiali alternativi, come il cartone.

Questo materiale, da sempre considerato poco adatto per arredi e suppellettili, sta invece adesso riscuotendo un grande successo grazie alle sue caratteristiche uniche e innovative.

Il crescente utilizzo del cartone nell’arredamento

Il cartone è certamente un materiale inusuale quando si parla di arredamento, ma sicuramente innovativo e di tendenza.

Esso è infatti sorprendentemente resistente e affidabile, e può essere facilmente modellato in forme uniche e creative. Negli ultimi anni, il crescente utilizzo del cartone nell’arredamento ha portato all’arrivo di una vasta gamma di mobili in cartone sul mercato, tra cui tavoli, sedie, poltrone, tavolini, specchiere, librerie, credenze e altro ancora.

L’utilizzo del cartone nell’arredamento è stato anche favorito dalla crescente attenzione verso la sostenibilità e l’ecologia, temi oggi sempre più attuali e tenuti in considerazione.

Le caratteristiche uniche dei mobili in cartone

I mobili in cartone hanno caratteristiche uniche che li distinguono dai materiali tradizionali. Sono leggeri ma al tempo stesso resistenti, e possono essere facilmente smontati e rimontati per il trasporto o il riutilizzo.

Inoltre, il cartone può essere facilmente colorato o decorato per adattarsi al design di qualsiasi spazio abitativo, dunque nessun problema per quel che riguarda le personalzzazioni.

La versatilità del cartone nell’arredamento

La versatilità del cartone nell’arredamento è sorprendente. Grazie alla sua flessibilità infatti, il cartone può essere utilizzato per creare mobili di diverse forme e dimensioni, da quelli più semplici a quelli più complessi.

Il risultato finale è stupefacente considerando che è possibile creare mobili di qualsiasi stile, mantenendo sempre intatte le capacità di resistere ai carichi ed alle sollecitazioni pur rimanendo leggeri e facili da spostare.

L’ecosostenibilità del cartone nell’arredamento

Uno dei principali motivi per cui il cartone viene adoperato nell’arredamento è la sua ecosostenibilità. Il cartone è notoriamente un materiale riciclabile e biodegradabile, il che significa che può essere facilmente smaltito e riciclato alla fine della sua vita utile.

A parte questo, il processo di produzione del cartone richiede meno energia rispetto ai materiali tradizionali come il legno, per questo è certamente da inserire tra i materiali più “green” per la casa.

Costi ridotti e facilmente accessibili

Un altro vantaggio di adoperare il cartone per l’arredamento di casa è la sua accessibilità economica. I mobili in cartone sono certamente meno costosi rispetto ai mobili tradizionali in legno o in metallo.

Ciò significa che i consumatori possono acquistare mobili di design ad un prezzo accessibile, senza per questo dover rinunciare alla praticità o comodità. Dunque, c’è anche un importante aspetto economico da considerare nello scegliere i mobili in cartone per casa.

La durata e la resistenza dei mobili in cartone

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i mobili in cartone sono estremamente resistenti e duraturi. Essi sono progettati per durare nel tempo e resistere alle sollecitazioni quotidiane.

Bisogna dunque sfatare il luogo comune per il quale il cartone sia rapido nel deperire o perdere robustezza: se opportunamente lavorato infatti, anche il cartone è in grado di offrire ottime prestazioni per quel che riguarda durata e resistenza.

In breve

Il cartone sta cambiando le regole del gioco nell’arredamento: si tratta di un materiale inusuale ma innovativo, che può trasformare gli spazi abitativi in modo sorprendente.

Questa è la scelta ideale per chi desidera arredare la propria casa in modo originale, creativo, sostenibile ed economico, considerando che questi prodoitti sono molto versatili e possono essere facilmente personalizzati, in modo da adattarsi a qualsiasi stile di arredamento.

Se stai cercando di arredare la tua casa con mobili di design e sostenibili, i mobili in cartone potrebbero dunque essere la soluzione giusta per te.

L’ICT Made in Italy? E’ fatto dalle piccole e medie imprese

Il settore delle imprese ICT ha registrato un modesto aumento dello 0,12% rispetto all’anno precedente, con un totale di 11.253 aziende registrate. Tra queste, si contano 1.436 piccole e medie imprese innovative nel campo dell’ICT, che rappresentano un aumento dell’11,4% rispetto ad aprile 2022, e 9.817 startup ICT, in calo del -1,34% rispetto allo stesso periodo. Questi dati emergono dal quinto rapporto di monitoraggio dei trend demografici delle startup e PMI innovative nel settore ICT, presentato oggi da Anitec-Assinform e InfoCamere. La maggioranza di queste imprese (7.997 aziende, pari al 71,1%) sono considerate “ICT-digitali,” in quanto rientrano nei codici Ateco del settore ICT e/o dichiarano di svolgere attività digitali nella sezione “Vetrine” del registro speciale. Le restanti 3.256 imprese (28,9%) sono invece indicate come “solo Ateco,” ovvero utilizzano codici Ateco associati al settore ICT ma non specificano attività digitali nella sezione “vetrine.”

Il comparto ICT più dinamico degli settori

Nonostante un rallentamento della crescita, il complesso delle startup e PMI innovative nel settore ICT mantiene una dinamica più robusta rispetto ad altri settori. Attualmente, la quota combinata di imprese ICT con codice Ateco e digitali con vetrine ma senza codice Ateco rappresenta il 70% del totale delle 16.169 aziende registrate. Questo dato evidenzia un aumento rispetto a ottobre 2022, quando la quota era del 69%, con 11.487 imprese su un totale di 16.554 aziende registrate. Le startup e PMI innovative nel settore ICT sono concentrate principalmente in Lombardia, Lazio e Campania, che insieme rappresentano oltre il 50% delle imprese registrate. Lombardia detiene il 28,7% delle startup e PMI innovative ICT, seguita da Lazio (13,8%) e Campania (8,8%). Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte, Puglia, Toscana e Sicilia sono altre regioni con una buona rappresentanza di queste imprese. La Lombardia è la regione con la maggiore densità di nuove imprese innovative nel settore ICT, con oltre il 66% rispetto al totale delle nuove imprese ICT costituite negli ultimi 5 anni. La densità delle startup e PMI innovative ICT è particolarmente elevata nelle regioni dove è già alta la concentrazione di filiere ICT.

La prudenza è dovuta anche all’aumento dei costi e dei tassi di interesse 

Il rallentamento della crescita delle startup è stato influenzato da diversi fattori, tra cui l’instabilità geopolitica, l’aumento dei costi energetici, dei tassi d’interesse e dell’inflazione, che hanno scoraggiato l’iniziativa imprenditoriale. Inoltre, la crescente prudenza nel settore privato nel concedere credito, unita alla sospensione delle registrazioni telematiche, ha avuto un impatto negativo sul numero di nuove imprese costituite. Nel 2022, le nuove registrazioni di startup innovative sono diminuite del -32,0%, passando da 2.321 a 1.537, mentre le PMI innovative hanno registrato una riduzione del -16,3%, passando da 258 a 216. 

Si tratta di microimprese guidate da uomini over 35

Le startup e PMI innovative nel settore ICT sono principalmente microimprese, con oltre due terzi che impiegano fino a 4 addetti. Circa l’80% di queste aziende ha un capitale proprio inferiore a 50.000 euro e un terzo ha un valore della produzione inferiore a 100.000 euro. Questo è dovuto al costante ricambio della popolazione imprenditoriale, poiché le imprese consolidate perdono lo status di startup innovativa nel corso del tempo. Preoccupa però, riporta Adnkronos, il fatto che solo il 16% delle startup e PMI innovative nel settore ICT sia fondata da persone sotto i 35 anni, mentre le imprese guidate da donne rappresentano solo l’11,9%. Inoltre, le aziende con manager stranieri come maggioritari o esclusivi sono solo il 3,5%.

Lavoro: entro agosto previste 1,4 milioni di assunzioni

A giugno sono circa 568mila le assunzioni a tempo determinato o indeterminato previste dalle imprese, e quasi 1,4 milioni tra giugno e agosto: oltre 9mila unità in più rispetto a giugno 2022 (+1,5%) e circa +37mila sul corrispondente trimestre (+2,8%). A delineare lo scenario è il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal. Turismo e manifatturiero (rispettivamente con oltre +7mila e +4mila assunzioni) sostengono la domanda di lavoro, mentre registrano una flessione costruzioni, servizi alle persone, servizi finanziari e assicurativi, e servizi informatici e delle telecomunicazioni.
Ma anche per giugno si conferma elevata la difficoltà di reperimento del personale. Sono difficili da reperire quasi la metà dei lavoratori ricercati (+6,8%).

Industria: a giugno cercasi circa 134mila lavoratori

Nel suo complesso a giugno l’industria ricerca circa 134mila lavoratori, e 348mila nel trimestre giugno-agosto. Per il manifatturiero (89mila lavoratori nel mese e 237mila nel trimestre) le maggiori opportunità di lavoro riguardano le industrie della meccatronica, che ricercano 22mila lavoratori nel mese e 58mila nel trimestre. Seguono le industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo (circa 18mila e 45mila) e quelle alimentari (13mila e 46mila). Per il settore delle costruzioni sono programmate 44mila assunzioni nel mese e circa 111mila assunzioni nel trimestre. Sono invece 434mila i contratti di lavoro previsti dal settore dei servizi nel mese in corso, e oltre 1 milione quelli per il trimestre giugno-agosto.

Il turismo offre maggiori opportunità di occupazione 

Ed è il turismo a offrire le maggiori opportunità di occupazione, con oltre 164mila lavoratori ricercati nel mese e circa 353mila nel trimestre, seguito dal comparto dei servizi alle persone (71mila e 165mila) e dal commercio (69mila e 171mila). In aumento poi la previsione per i contratti a tempo indeterminato (+14,8 %), anche come effetto dell’elevata difficoltà di reperimento del personale, mentre meno rilevante è l’incremento per i contratti a termine e stagionali (+ 2,3%). Diminuiscono invece le previsioni per i contratti di collaborazione occasionale e a partita IVA (-40,5%), e i contratti in somministrazione (-2,9%).
Ma cresce ancora la domanda di lavoratori immigrati, con 114mila ingressi programmati nel mese (+18mila), pari al 20,1% del totale.

Difficoltà di reperimento al 46%

La difficoltà di reperimento conferma il dato elevato di maggio, attestandosi al 46,0%. Il Borsino delle professioni del Sistema Informativo Excelsior segnala difficile reperimento tra le professioni tecniche e ad elevata specializzazione: specialisti nelle scienze della vita (80,3%), tecnici in campo ingegneristico (68,9%), tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (68,5%).
Tra le figure degli operai specializzati si distinguono gli operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (72,5%) e fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria metallica (70,7%).
Sotto il profilo territoriale, il mismatch è più elevato per le imprese nel Nord-Est, per le quali sono difficili da reperire circa il 52% dei profili ricercati. Seguono le imprese del Nord-Ovest (47,1%), del Sud e Isole (42,5%), e del Centro (42,4%).

Marketplace: metà aziende non li usano, ma i consumatori li preferiscono 

La grande maggioranza dei consumatori online compra sui marketplace, ma solo meno della metà delle aziende che utilizza l’e-commerce li usa per commercializzare i propri prodotti. È quanto emerge dalla ricerca realizzata da Yocabè e Confcommercio Roma, in collaborazione con l’istituto di ricerca Format Research, dal titolo Esigenze e politiche delle imprese in termini di servizi e logistica.
Se infatti sono oltre 80 mila le imprese che utilizzano l’e-commerce come canale di vendita, solo il 46,4% è presente sui marketplace. Il 20,5% delle imprese presenti sui marketplace li ha scelti come unico canale di vendita online, mentre il 25,9% preferisce una combinazione di marketplace e sito proprietario.

La logistica è il tallone d’Achille dell’e-commerce

Ed è la logistica a rappresentare il tallone d’Achille dell’e-commerce. In generale, infatti, le difficoltà incontrate dalle imprese nello sviluppo dell’e-commerce sono la gestione della logistica e i costi di spedizione (34,3%), oltre agli investimenti necessari per il marketing (25,4%). Più della metà delle imprese, poi, afferma che le principali barriere alla crescita del loro e-commerce sono la gestione della logistica (52,9%) e l’utilizzo di piattaforme tecnologiche (50,2%). Le imprese che scelgono di gestire in proprio il magazzino, avvalendosi dei corrieri dei fornitori per i trasporti, sono però in netta prevalenza (82,9%), e sono proprio queste a esprimere il maggior grado di soddisfazione.
Al contrario, le imprese che si affidano esclusivamente ai marketplace lamentano soprattutto la gestione dei resi (54,8%).

Il 91% dei consumatori utilizza le piattaforme

Il 91% dei consumatori utilizza abitualmente le piattaforme marketplace come canale di acquisto, e solo in misura decisamente minore (40%) il sito di un negozio fisico o di un brand. I fattori di attrazione verso i marketplace per i consumatori sono principalmente l’esattezza dell’indicazione dei tempi di spedizione e la sicurezza di acquistare tramite un brand conosciuto. Ma anche l’economicità o la gratuità delle spese di spedizione e dei resi. Le piattaforme preferite? Su tutte Amazon (95%), poi eBay (41,6%) e Zalando (39,0%).

Cosa influenza gli acquisti? Spese e tempi di spedizione 

La preferenza dei consumatori si orienta invece sull’e-commerce di un negozio qualora siano presenti aspetti come spedizione e reso gratuiti (65,3 e 60,1%), maggiore semplicità della procedura dei resi e indicazione del giorno di consegna (50,5%). In generale, però, molti consumatori hanno riscontrato problemi durante un acquisto online. Si tratta del 76,3%, una percentuale non trascurabile, che potrebbe rinunciare ad acquistare a causa di fattori legati alla gestione della logistica e del canale di vendita, più che al prodotto in sé.
In ogni caso, dalla ricerca emerge che i principali ostacoli all’acquisto sono i costi di spedizione troppo alti (45,9%) e i tempi di spedizione troppo lunghi (31,7%).
Sono infatti soprattutto i costi eccessivi che influiscono sugli acquisti successivi dei consumatori sui medesimi siti.