Marketplace: metà aziende non li usano, ma i consumatori li preferiscono 

La grande maggioranza dei consumatori online compra sui marketplace, ma solo meno della metà delle aziende che utilizza l’e-commerce li usa per commercializzare i propri prodotti. È quanto emerge dalla ricerca realizzata da Yocabè e Confcommercio Roma, in collaborazione con l’istituto di ricerca Format Research, dal titolo Esigenze e politiche delle imprese in termini di servizi e logistica.
Se infatti sono oltre 80 mila le imprese che utilizzano l’e-commerce come canale di vendita, solo il 46,4% è presente sui marketplace. Il 20,5% delle imprese presenti sui marketplace li ha scelti come unico canale di vendita online, mentre il 25,9% preferisce una combinazione di marketplace e sito proprietario.

La logistica è il tallone d’Achille dell’e-commerce

Ed è la logistica a rappresentare il tallone d’Achille dell’e-commerce. In generale, infatti, le difficoltà incontrate dalle imprese nello sviluppo dell’e-commerce sono la gestione della logistica e i costi di spedizione (34,3%), oltre agli investimenti necessari per il marketing (25,4%). Più della metà delle imprese, poi, afferma che le principali barriere alla crescita del loro e-commerce sono la gestione della logistica (52,9%) e l’utilizzo di piattaforme tecnologiche (50,2%). Le imprese che scelgono di gestire in proprio il magazzino, avvalendosi dei corrieri dei fornitori per i trasporti, sono però in netta prevalenza (82,9%), e sono proprio queste a esprimere il maggior grado di soddisfazione.
Al contrario, le imprese che si affidano esclusivamente ai marketplace lamentano soprattutto la gestione dei resi (54,8%).

Il 91% dei consumatori utilizza le piattaforme

Il 91% dei consumatori utilizza abitualmente le piattaforme marketplace come canale di acquisto, e solo in misura decisamente minore (40%) il sito di un negozio fisico o di un brand. I fattori di attrazione verso i marketplace per i consumatori sono principalmente l’esattezza dell’indicazione dei tempi di spedizione e la sicurezza di acquistare tramite un brand conosciuto. Ma anche l’economicità o la gratuità delle spese di spedizione e dei resi. Le piattaforme preferite? Su tutte Amazon (95%), poi eBay (41,6%) e Zalando (39,0%).

Cosa influenza gli acquisti? Spese e tempi di spedizione 

La preferenza dei consumatori si orienta invece sull’e-commerce di un negozio qualora siano presenti aspetti come spedizione e reso gratuiti (65,3 e 60,1%), maggiore semplicità della procedura dei resi e indicazione del giorno di consegna (50,5%). In generale, però, molti consumatori hanno riscontrato problemi durante un acquisto online. Si tratta del 76,3%, una percentuale non trascurabile, che potrebbe rinunciare ad acquistare a causa di fattori legati alla gestione della logistica e del canale di vendita, più che al prodotto in sé.
In ogni caso, dalla ricerca emerge che i principali ostacoli all’acquisto sono i costi di spedizione troppo alti (45,9%) e i tempi di spedizione troppo lunghi (31,7%).
Sono infatti soprattutto i costi eccessivi che influiscono sugli acquisti successivi dei consumatori sui medesimi siti. 

L’experience dei dipendenti è in cima alle priorità dei responsabili IT

Se sono sempre più numerose le organizzazioni a livello globale a dimostrarsi consapevoli dell’impatto del network sugli obiettivi aziendali, rimane la necessità di sbloccarne tutto il potenziale. Nonostante la continua richiesta di lavoro ibrido, i leader IT non riescono infatti a comprendere appieno la connessione tra il network aziendale e le competenze dei dipendenti.
È quanto emerge dalla ricerca pubblicata da HPE Aruba Networking. Sebbene tre quarti degli intervistati ritengono la digitalizzazione fondamentale per consentire ai dipendenti di svolgere il proprio lavoro e per attrarre e trattenere i talenti, solo il 55% vede la forte rilevanza del network aziendale in queste aree.

Il ruolo del network

IT e business leader riconoscono sempre più le potenzialità e la portata dell’impatto del network, ma secondo il 44% dei leader IT il network è visto dalla propria azienda e dalla sua leadership principalmente come uno strumento per la trasformazione digitale, e il 33% afferma che la propria organizzazione ritiene che esso svolga un ruolo più ampio nella trasformazione del business.
Al contrario, solo il 23% afferma che la propria organizzazione considera la rete solo per la sua connettività funzionale. Tuttavia, i risultati hanno anche evidenziato la mancanza di capacità di identificare la rete come origine di questa trasformazione, in particolare, per quanto riguarda la valorizzazione dell’esperienza dei dipendenti.

Connettere le competenze dei dipendenti

Poiché il riconoscimento dell’importanza del network per l’attrazione e la fidelizzazione dei dipendenti si colloca all’ultimo posto di tutte le aree aziendali indicate, non sorprende che questa sia anche l’area in cui i leader IT ritengono che il network abbia attualmente l’impatto minore o meno positivo.
Questo diventa ancor più evidente se si considera ciò che le reti odierne sembrano in grado di offrire. Solo il 43% dei responsabili IT afferma infatti che il proprio network consente al personale di lavorare da qualsiasi luogo, e solo il 34% concorda sul fatto che il network è in grado di offrire una connettività continua. Inoltre, per quanto riguarda la personalizzazione digitale, sono ancora meno (29%) coloro che affermano che il loro network consente di offrire ai dipendenti un servizio BYOD (Bring-Your-Own-Device).

Le aree dove la rete genera un ROI

Le tre correlazioni più forti che i leader IT hanno stabilito tra il network e le varie aree di business sono efficienza IT, efficienza operativa e sicurezza informatica.
Queste sono anche le aree in cui gli intervistati vedono il maggiore impatto del network, e dove coloro che hanno investito nella rete negli ultimi due anni vedono i maggiori risultati di business.
In compenso, coloro che non sono stati in grado di investire nella rete hanno registrato in media un impatto positivo inferiore del 21% in tutte le aree di business. Per sbloccare il vero potenziale della rete, quindi, il budget deve essere destinato all’infrastruttura più appropriata, in grado di modernizzare tutti gli aspetti delle operazioni di rete.

Idee per una festa di compleanno per adolescenti

Stai cercando idee per organizzare una festa di compleanno per i tuoi figli? Non preoccuparti, siamo qui per aiutarti!

Organizzare una festa per un adolescente può essere più impegnativo rispetto quelle per bambini, ma con un po’ di pianificazione e fantasia, potrai creare un’esperienza indimenticabile per il tuo figlio/a ed i suoi amici.

Andiamo allora ad elencare alcune idee divertenti e creative per una festa di compleanno per adolescenti.

Feste a tema

Le feste a tema sono un’ottima idea per un compleanno per adolescenti. Scegli un tema che sia diffuso ed apprezzato dai ragazzi e decorare la festa di conseguenza.

Ad esempio, una festa con il tema dei supereroi, con musica e abiti adatti, può essere un successo e sinonimo di divertimento. Altre idee di temi graditi ai giovani riguardano le feste a tema film o serie TV e le feste a tema sport.

Decorazioni

Le decorazioni sono fondamentali per creare l’atmosfera giusta nella sala per feste individuata. Cerca di includere nel design tutto ciò che rende riconoscibile il tema scelto, anche dal punto di vista dei colori.

Ad esempio, se scegli una festa a tema “Fuga dall’isola deserta“, puoi utilizzare carte del tesoro, lanterne, palme, segnali fai da te e persino scavare buche in miniatura per creare un’atmosfera caraibica.

Cibo e bevande

Cibo e bevande a tema possono aggiungere un tocco speciale alla festa. Ad esempio, se la festa a tema è “Hollywood”, puoi creare cocktail con nomi di film famosi come “Guerre Stellari” o “Edward Mani di Forbice”.

È anche possibile servire alimenti in linea con il tema scelto: ad esempio, per una festa a tema “Caccia al tesoro”, potrebbe essere divertente servire cibo in piccole scatole del tesoro.

Feste all’aperto

Organizzare una festa all’aperto può essere una grande idea, soprattutto se si vive in una zona che presenta delle bellezze naturali.

Si può scegliere di organizzare una festa in un parco pubblico o in un giardino privato. Le attività all’aperto come il tiro con l’arco, la corsa ad ostacoli e la caccia al tesoro sono alcune idee divertenti e coinvolgenti per far divertire tutti.

Feste in casa

Se si preferisce organizzare una festa a casa, ci sono ugualmente tante idee che possono rendere la festa divertente.

Si può scegliere di organizzare una serata con tanti giochi da tavolo, una serata di cinema con popcorn e una selezione di film per ragazzi, oppure direttamente una festa con karaoke.

Attività di gruppo

Le attività di gruppo sono un’ottima idea per coinvolgere tutti i ragazzi che prenderanno parte alla festa.

Ad esempio, si può organizzare una sessione di pittura o creazione di bijoux, che darà ai ragazzi la possibilità di socializzare e creare qualcosa da portare a casa come ricordo della festa.

Photo booth

Pensare ad un photo booth è un’idea divertente che consentirà di catturare i momenti speciali della festa dei tuoi figli.

Puoi creare un’area con uno sfondo a tema, inclusi accessori, costumi e una macchina fotografica.

I ragazzi saranno felicissimi scattare foto divertenti e creare ricordi indimenticabili della festa di compleanno.

Conclusione

In sintesi, organizzare una festa di compleanno per adolescenti può sembrare una sfida non semplice, ma con un po’ di fantasia e conoscendo gli interessi dei ragazzi, creare un’esperienza indimenticabile per i tuoi figli ed i loro amici diventa davvero facile e divertente.

Scegli un tema che sia popolare e diffuso tra i ragazzi, organizza attività divertenti e preparare qualche sorpresa per creare un’atmosfera indimenticabile.

Con queste idee in mente, sarai pronto per organizzare una festa di compleanno che resterà nella memoria dei tuoi figli per sempre.

Riparare gli elettrodomestici diventa un diritto, non solo in garanzia

La Commissione Europea ha presentato una proposta legislativa allo scopo di permettere non solo che un maggior numero di prodotti venga riparato nell’ambito della garanzia legale, ma che i consumatori dispongano di opzioni più semplici ed economiche per riparare prodotti tecnicamente riparabili. Anche quando la garanzia legale è scaduta o il bene non funziona più. La proposta introduce quindi un nuovo ‘diritto alla riparazione’ di aspirapolvere, lavatrici, televisori, e presto anche tablet e smartphone, per i consumatori, sia all’interno sia all’esterno della garanzia legale. Ma la proposta della Commissione dovrà essere negoziata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio.

Rendere la riparazione un’opzione facile e accessibile

Nell’ambito della garanzia legale i venditori saranno tenuti a offrire la riparazione tranne quando è più costosa della sostituzione. E oltre alla garanzia legale, i consumatori avranno a disposizione una nuova serie di diritti e strumenti per rendere la riparazione un’opzione facile e accessibile. Viene così introdotto il diritto per i consumatori di richiedere la riparazione ai produttori per prodotti tecnicamente riparabili, come appunto una lavatrice o un televisore. La legge garantirà che i consumatori abbiano sempre qualcuno a cui rivolgersi quando scelgono di riparare i loro prodotti, oltre a incoraggiare i produttori a sviluppare modelli di business più sostenibili. I produttori saranno inoltre obbligati a informare i consumatori relativamente ai prodotti che sono obbligati a riparare da soli.

Una piattaforma online per i consumatori

Verrà inoltre creata una piattaforma online di riparazione per mettere in contatto i consumatori con riparatori e venditori di beni ricondizionati nella zona di residenza. La piattaforma consentirà ricerche per posizione e standard di qualità, aiutando i consumatori a trovare offerte interessanti e aumentando la visibilità per i riparatori. Viene poi introdotto un modulo europeo di informazione sulla riparazione, che i consumatori potranno richiedere a qualsiasi riparatore, portando così trasparenza sulle condizioni e sul prezzo della riparazione, e rendendo più facile per i consumatori confrontare le offerte dei riparatori.

Verso lo standard di qualità europeo?

Inoltre, verrà sviluppato uno standard di qualità europeo per i servizi di riparazione per aiutare i consumatori a identificare i riparatori che si impegnano a offrire una qualità superiore.
Lo standard di ‘riparazione facile’ sarà aperto a tutti i riparatori della Ue disposti a impegnarsi a rispettare standard minimi di qualità, ad esempio, in base alla durata o alla disponibilità dei prodotti.
Di fatto, riparare le cose che non funzionano più diventa un diritto, e fa bene all’ambiente e al portafoglio.

Bonus Patente 2023: cos’è e a chi è destinato 

Per il Bonus Patente sono stati stanziati circa 3,7 milioni di euro, da utilizzare nell’arco del triennio 2023-2026. E già dal 6 febbraio scorso è stata attivata la procedura di richiesta per le autoscuole, con la possibilità, per i beneficiari, di usufruirne dal 13 febbraio.  Il Bonus Patente nasce con il proposito di incentivare i potenziali giovani beneficiari a cercare un’opportunità professionale nel settore dei trasporti. Il Bonus Patente rientra infatti nel Programma patenti giovani autisti per l’autotrasporto gestito dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Ma il MIT ha recentemente comunicato che i fondi per il 2023 destinati all’agevolazione sono esauriti. Sarà comunque possibile usufruire nuovamente del Bonus nel 2024 e nei successivi due anni.

Una misura rivolta agli under 35

Nello specifico, il bonus si sostanzia in un rimborso delle spese sostenute per ottenere le patenti di tipo C (C, C1, CE, C1E) e Patente D (D, D1, DE, D1E) e la Carta di Qualificazione del Conducente (CQC), utili per la guida di mezzi pesanti. La misura è rivolta a tutti i giovani under 35, maggiorenni, anche percettori di Reddito di Cittadinanza e NASpI, che vogliono lavorare nel settore degli autotrasporti e hanno sostenuto le spese per il conseguimento della patente C e la Carta di Qualificazione del Conducente (CQC).

Un voucher valido come rimborso spese

Il Bonus viene erogato sotto forma di voucher, valido come rimborso delle spese sostenute per il conseguimento della patente C e della CQC, fino a un massimo di 2500 euro. Il rimborso, tuttavia, non copre completamente le spese, ma solo l’80% di quelle sostenute. Affinché sia valido, è importante che il voucher venga attivato entro 60 giorni dalla sua emissione e venga utilizzato una sola volta. Qualora, tuttavia, il Bonus dovesse essere annullato per scadenza dei termini previsti, è possibile presentare una nuova richiesta.

Come presentare la domanda al MIT

Il Bonus si ottiene mediante presentazione di un’apposita domanda da trasmettere online al MIT attraverso la piattaforma dedicata. Per accedere, tuttavia, è necessario essere in possesso di SPID, Cie o Cns utili ai fini della registrazione. Per la registrazione verrà richiesto l’inserimento di una serie di dati, quali  partita Iva, codice ATECO, denominazione dell’attività, luoghi di lavoro, tipologia di servizi offerti, informazioni per definizione dell’attività, dichiarazione attestante che il buono patente verrà usato per la patente. A seguito del completamento della procedura, il buono verrà rilasciato al beneficiario che potrà recuperarlo tramite la piattaforma, o presso l’autoscuola presso la quale conseguirà la patente.

Start up innovative: quelle guidate da donne sono +572 in 2 anni

Secondo i dati elaborati da InfoCamere per l’Osservatorio sull’imprenditorialità femminile di Unioncamere le start up guidate da donne innovatrici rappresentano il 13,6% del totale. E dal 2020 al 2022 la loro crescita è stata del +40%. A fine settembre 2022 sono infatti duemila le start up innovative femminili registrate, 572 in più rispetto allo stesso periodo del 2019. Insomma, malgrado la pandemia l’innovazione al femminile cresce. Anzi, proprio a cavallo dell’epidemia da Covid 19 molte donne hanno dato vita a questa tipologia di impresa costituita nella forma di società di capitali, e specializzata nello sviluppo, la produzione e la commercializzazione di un prodotto o servizio ad alto valore tecnologico. 

Servizi alle imprese, attività manifatturiere e commercio gli ambiti più “rosa”

Oltre il 70% di queste duemila imprese femminili opera nei servizi alle imprese (1.455), poco più del 15% nelle attività manifatturiere (306), e il 4,6% nel commercio (91), mentre quote residuali sono attive negli altri settori economici. L’aumento considerevole delle start up innovative va del resto di pari passo con il crescente impegno delle donne nei settori a maggior contenuto di conoscenza, come i Servizi di informazione e comunicazione, le Attività finanziarie ed assicurative, le Attività professionali, scientifiche e tecniche, l’Istruzione e la Sanità e assistenza sociale. Settori che oggi rappresentano quasi il 10% dell’universo femminile che fa impresa.

Più del 50% dell’innovazione femminile si concentra in 4 regioni

L’innovazione al femminile ha il suo cuore pulsante in quattro regioni, che concentrano più del 50% del totale delle imprese innovative guidate da donne: Lombardia (470), Lazio (263), Campania (204), ed Emilia-Romagna (143). In valori assoluti, invece, i saldi più consistenti in questi due anni sono stati registrati in Lombardia, Lazio, Campania e Toscana.

I numeri dell’imprenditoria femminile italiana

Nel complesso, a fine settembre 2022, le imprese femminili sono più di 1 milione 342mila, e rappresentano il 22,18% dell’imprenditoria italiana. Tra i settori a maggior tasso di femminilizzazione Altre attività dei servizi (in cui le imprese femminili sono oltre la metà), Sanità e assistenza sociale (37,21%), Istruzione (30,92%), Attività dei servizi di alloggio e ristorazione (29,21%), Agricoltura (28,13%) e Noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese (26,54%). Le imprese femminili sono inoltre più diffuse al Centro e nel Mezzogiorno, dove rappresentano oltre il 23% dell’imprenditoria totale, con punte del 27% nel Molise, del 26% in Basilicata, di oltre il 25% in Abruzzo e di più del 24% in Sicilia e in Umbria.

L’indice welfare delle Pmi: se è elevato crescono fatturato e produttività 

Nelle Pmi italiane continua a crescere la consapevolezza del ruolo sociale. Oltre il 68% delle Pmi ha superato il livello base di welfare aziendale, e raddoppia il numero di quelle con livello molto alto/alto, passando dal 10,3% del 2016 al 24,7% del 2022. Il rapporto Welfare Index Pmi, promosso da Generali Italia in collaborazione con Cerved, analizza la correlazione degli indici di welfare con i bilanci di circa 2.600 imprese dal 2019 al 2021, valutando il contributo del welfare aziendale alla resilienza del sistema produttivo.

Non più solo appannaggio delle grandi imprese

Il welfare aziendale non è più solo appannaggio delle grandi imprese. Se la quota con livello elevato di welfare è del 70,7% tra le Pmi con oltre 250 addetti, e del 66,8% in quelle tra 101-250 addetti, raddoppiano le microimprese con un livello elevato di welfare: dal 7,7% nel 2017 al 15,1% nel 2022.
Di fatto, le imprese con un welfare più evoluto ottengono performance di produttività superiori alla media, crescendo più velocemente nei risultati economici e nell’occupazione. Ad esempio, nel 2021 l’utile sul fatturato delle aziende con livello di welfare molto alto è doppio rispetto a quello delle aziende a livello base (6,7% vs 3,7%), e altrettanto grande è il divario nel Mol (Margine Operativo Lordo) pro-capite, che misura la produttività per singolo addetto.

Più produttività e redditività. Anche durante la pandemia

Tra le imprese con livello molto alto di welfare aziendale l’indice di produttività Mol/fatturato è passato dal 9,4% nel 2019 all’11% nel 2021. Tra quelle con un livello base l’incremento è stato dello 0,2%. Anche gli indici di redditività seguono la stessa dinamica. La correlazione tra livelli di welfare aziendale e risultati economici mostra che le Pmi con un welfare più evoluto hanno tenuto meglio durante la pandemia e dimostrato maggiore slancio nella ripresa. Tra le imprese appartenenti ai settori più colpiti dalla crisi, dal 2019 al 2021 il Mol è cresciuto del 50,5% tra le Pmi con livello elevato di welfare, mentre è diminuito del 15% tra quelle con livello base. Allo stesso modo, l’indice di redditività (utile/fatturato) è cresciuto del 2% tra le prime e dello 0,4% tra le seconde.

Gli ambiti di impatto sociale più importanti 

Lo stato del welfare nelle Pmi misura dieci aree: Previdenza e protezione, Salute e assistenza, Conciliazione vita-lavoro, Sostegno economico ai lavoratori, Sviluppo del capitale umano, Sostegno per educazione e cultura, Diritti, diversità, inclusione, Condizioni lavorative e sicurezza, Responsabilità sociale verso consumatori e fornitori, Welfare di comunità. Di queste, le imprese sono più impegnate in Sicurezza e condizioni lavorative (74% delle Pmi con livello alto/molto alto), Welfare di comunità (66,5%), Diritti, diversità e inclusione (47,8%) e Formazione e sviluppo del capitale umano (40,6%).  Gli ambiti di impatto sociale più importanti sono: promozione del lavoro e mobilità sociale, possibilità offerta ai giovani di raggiungere un’occupazione stabile, e sostegno a diritti e pari opportunità per le donne lavoratrici.

Software gestionali, quanto sono diffusi in Italia? E quanto valgono?

Le imprese italiane, pubbliche e private, hanno scoperto l’importanza dei software gestionali, tanto che il 93% delle PMI ne ha adottato almeno uno. Il principale freno alla trasformazione è di natura culturale, ma esistono ampi margini di miglioramento. E’ lo scenario tracciato dalla ricerca “Il software gestionale in Italia: il percorso di trasformazione di PMI e PA” a cura degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con AssoSoftware. Dall’analisi, emergono anche i numeri del business: nel 2021 le aziende che operano in Italia nell’ambito del software e dei servizi a esso correlati, hanno generato un fatturato di 51,3 miliardi di euro, in crescita del 14% rispetto al 2020. Le PMI e le grandi imprese rappresentano l’86% del mercato, per un totale di 44,2 miliardi di euro, mentre le microimprese arrivano a 7,1 miliardi. Guardando esclusivamente alle software house in ambito software gestionale (comparto che conta oltre 133.000 dipendenti impiegati) queste hanno generato un fatturato complessivo di 19,9 miliardi di euro nel 2021, in crescita del 16% rispetto all’anno precedente.

I numeri dei software gestionali

La ricerca, condotta su un campione di 514 PMI cross-settoriali e 158 comuni, evidenzia un buon livello di diffusione dei software gestionali e, in alcuni campi, un trend di crescita rispetto allo scorso anno. Tra i software considerati nel perimetro d’analisi, la crescita più significativa è stata registrata dai moduli di Gestione documentale e workflow (adottati dal 48% delle PMI, +6 punti percentuali rispetto al 2021), probabilmente promossi dal cambio delle modalità di lavoro occorso a seguito della pandemia. Secondo per crescita ma primo per diffusione, è possibile riscontrare il modulo di Gestione amministrativa e contabile (presente nell’87% delle imprese, +4 p.p.) che resta il più presente nelle imprese: rappresenta spesso il primo passo nell’adozione di soluzioni software e continua a consolidarsi, registrando comunque una crescita significativa anno su anno. Cresce anche la diffusione dei software di Controllo di gestione (58%, +3 p.p. rispetto al 2021), un ambito di pianificazione che sempre più rappresenta un progredire il percorso di digitalizzazione verso un approccio trasversale analitico e automatizzato a supporto delle decisioni.
Crescono, infine, anche il CRM (42%, +2 p.p. rispetto al 2021), che tuttavia risulta ancora essere il modulo meno diffuso, ad evidenziare uno scarso orientamento analitico alla gestione della relazione con il cliente e dei processi di vendita, e i software per la gestione del personale (61%, +1 p.p.). Restano invece stabili i livelli di diffusione dei moduli gestionali legati ai processi core di back end, ovvero la Logistica e magazzino (54%) e l’Approvvigionamento e produzione (50%), in cui gli impatti ricercati nel percorso di digitalizzazione su efficienza ed efficacia incidono direttamente sui risultati d’impresa.

Rilevanza strategica radicata

“La consapevolezza sulla rilevanza strategica dei software è ormai radicata, in ambito pubblico e privato, pur con obiettivi diversi” dichiara Piermassimo Colombo, Vicepresidente AssoSoftware. “Le PMI e le PA avanzate nel percorso di trasformazione sono ancora poche ma i casi di successo evidenziano benefici tangibili legati all’efficienza e all’efficacia dei processi. L’impatto potenziale di queste soluzioni sul sistema paese è significativo ma deve essere correttamente guidato. Enti e aziende dichiarano una mancanza di risorse finanziarie e competenze per poter accelerare: è necessario che tutto l’ecosistema, a partire dalle istituzioni fino agli attori del mercato, si muova in modo coordinato per favorire questo percorso, promuovendo piani di incentivazione e lavorando alla creazione delle competenze digitali nel Paese, ambito su cui l’Italia è particolarmente indietro rispetto al resto d’Europa”.

Digital Marketing: i più utilizzati nelle campagne sono gli sms per comunicare flash sales

Grazie agli elevati tassi di lettura e all’assenza quasi totale di spam gli sms sono uno degli strumenti di digital marketing più efficaci tra quelli a disposizione dalle aziende. Particolarmente utili in diverse situazioni, dalla raccolta di informazioni per indagini di mercato alle campagne per nuovi lanci e promozioni a event-driven marketing, o ancora in occasione degli auguri per il compleanno e per le festività, gli sms negli ultimi anni sono stati molto utilizzati per le campagne di digital marketing. Soprattutto per comunicare flash sales.

Perfetti per le promozioni di breve durata
In base ai dati relativi agli ultimi 12 mesi forniti da Skebby.it, la piattaforma che offre servizi professionali di mobile marketing & service, la parte del leone è svolta proprio dagli sms finalizzati a comunicare flash sales, che rappresentano il 34,63% di tutti i messaggi inviati per campagne di marketing. Gli sms sono particolarmente adatti a questo tipo di promozioni di breve durata, proprio perché, garantendo un’altissima percentuale di lettura entro pochi minuti, consentono di raggiungere molto rapidamente il destinatario, oltre al vantaggio di poter arrivare su tutti i telefoni, non solo gli smartphone.

La classifica degli sms più inviati
Il secondo posto della classifica degli sms più inviati nell’ambito delle attività di marketing è ricoperto da quelli destinati a incentivare le persone a recarsi nei punti vendita (14,95%), magari proponendo promozioni speciali o segnalando novità, seguiti poi dagli sms relativi al lancio di nuovi prodotti o servizi (13,54%). Scendendo dal podio troviamo poi altri tipi di utilizzi marketing, tra cui gli inviti a eventi, messaggi per portare visite al sito web e molto altro.

Promuovere servizi, prodotti o semplicemente fidelizzare i clienti
“Considerando quante ore ognuno di noi trascorre oggi con lo smartphone in mano, è facile comprendere come non si possa più prescindere dall’includere l’SMS marketing tra le attività da prevedere per promuovere servizi, prodotti o semplicemente fidelizzare i clienti”, ha commentato Domitilla Cortelletti, Marketing Manager di Skebby.it -. Grazie al nostro servizio di Landing Page poi, è possibile inserire nei messaggi un link a una pagina web creata in modo molto intuitivo e rapido con modelli da personalizzare – ha aggiunto Domitilla Cortelletti -, consentendo così, anche ai non esperti, di creare vere e proprie landing page dedicate a eventi, promozioni, e rendendo gli sms strumenti di digital marketing ancora più efficaci e versatili”.

Cosa fare quando la caldaia perde acqua

Quando la caldaia perde acqua, andiamo tipicamente nel panico perché non sappiamo effettivamente quale possa essere la causa ed il come poter rimediare.

Partiamo allora dal principio che non sempre una perdita d’acqua della caldaia sia sinonimo di guasto importante, e manteniamo la calma così da poter analizzare le possibili cause.

Diciamo innanzitutto che se la caldaia perde qualche goccia d’acqua di tanto in tanto, ciò può essere normale soprattutto se il dispositivo ha ormai più di qualche anno.

Vediamo comunque come procedere quando si riscontra la perdita d’acqua in una caldaia, così da riuscire a risolvere.

Chiaramente fai bene a richiedere l’intervento di un tecnico se non sei a tuo agio con le piccole riparazioni domestiche o se pensi possa trattarsi di una operazione particolare.

Osservazione iniziale

La prima cosa da fare è avvicinarsi alla caldaia e cercare di individuare esattamente da dove provenga l’acqua. In base al tipo di componente dal quale parte il gocciolamento infatti, sarà possibile trovare una soluzione adeguata.

Rimani dunque in fase di osservazione qualche minuto con l’intento di riuscire ad individuare esattamente quale componente stia perdendo acqua e con quale intensità.

Concentra la tua attenzione soprattutto su tubi e raccordi, i quali possono anche bucarsi e dare vita a gocciolamento.

Perché la caldaia perde acqua?

Se non si tratta di un buco ad un tubo o raccordo, il motivo per il quale la caldaia perde acqua potrebbe risiedere nella pressione elevata.

Quando la caldaia rileva di avere una pressione elevata infatti, essa aziona la valvola di sicurezza la quale fa gocciolare via dell’acqua, eliminandola dal circuito, così da diminuire la pressione che puoi leggere nell’apposito indicatore.

Delle volte è anche l’aria presente all’interno dei radiatori stessi a causare una perdita nei pressi della valvola di sfogo.

Come rimediare ad una perdita d’acqua nella caldaia?

Nel caso in cui la fuoriuscita d’acqua sia abbondante, è necessario ridurre la pressione. È possibile farlo azionando l’apposita valvola di sfogo presente su ciascun termosifone e facendo fuoriuscire dell’acqua.

È sufficiente fare questo tipo di riparazione su un solo termosifone per vedere la pressione della caldaia rientrare in valori normali. ovvero quelli compresi tra 1,2 e 1,5 bar.

A questo punto è possibile verificare se effettivamente l’interruzione del gocciolamento dell’acqua sia avvenuta, per scoprirlo ti basterà osservare ancora la caldaia per qualche minuto.

Nel caso in cui il gocciolamento persista, è possibile che il problema sia nello scambiatore o nella la valvola; in questo caso è necessario rivolgersi ad un tecnico.

Considera però che se la caldaia è alquanto vecchia l’intervento di riparazione, considerando la manodopera ed i pezzi di ricambio,  potrebbe non essere più conveniente dal punto di vista economico e per questo motivo faresti bene a considerare l’idea di effettuare direttamente la sostituzione caldaia.

Nel caso in cui tu invece dovessi identificare la perdita in un tubo o raccordo che perde, puoi tentare di sostituire autonomamente il pezzo rotto.

Ricorda intanto di chiudere il rubinetto dell’acqua della caldaia, così da poter poi smontare il tubo rotto e portarlo in negozio così da poterne acquistare un altro dello stesso tipo.

Il più delle volte a rompersi sono i tubi flessibili che hanno un costo alquanto basso, in genere entro le 10€. Sostituito dunque il tubo o il flessibile rotto, puoi montare quello nuovo e aprire nuovamente l’acqua, così da avviare la caldaia e vedere se è tutto a posto.

Considera comunque che è molto importante fare della manutenzione periodica alla caldaia, anche per evitare che possano presentarsi malfunzionamenti come quello che abbiamo appena descritto.