Quasi 3 imprese italiane su 4 valutano le performance dei dipendenti

Il 72% delle imprese italiane valuta le performance dei propri dipendenti, ma dal confronto internazionale emerge un divario di attenzione e organizzazione rispetto alla maggior parte degli altri paesi. Il 28% infatti non analizza le performance della forza lavoro: un dato 11 punti sopra la media globale. Soltanto le imprese di Lussemburgo (35%), Austria (34%), Grecia (32%) e Germania (32%) appaiono più disattente.

Poco più di un’azienda italiana su due (55%), inoltre, assegna un punteggio al lavoro dei propri dipendenti. In questo caso, si tratta di un valore di ben 17 punti inferiore alla media globale, e superiore soltanto al punteggio di Romania (54%), Nuova Zelanda (54%), Regno Unito (53%), Norvegia (53%) e Spagna (51%).

Lo rivela l’ultima edizione del Randstad Workmonitor, l’indagine trimestrale sul mondo del lavoro di Randstad, l’azienda mondiale nei servizi per le risorse umane.

Per il 37% delle aziende italiane il parere dei dipendenti non è richiesto

Il divario con gli altri paesi, riporta Adnkronos, si allarga ulteriormente se si analizzano l’interesse delle imprese per il parere della forza lavoro, e gli sforzi dei datori di lavoro per organizzare occasioni di feedback reciproco.

Per oltre un terzo delle aziende italiane infatti il parere dei dipendenti non è richiesto (37%), una percentuale in penultima posizione davanti al Giappone (39%). Nel 63% di aziende italiane in cui viene richiesto un parere ai lavoratori, invece, il 39% lo fa durante un colloquio personale, il 13% attraverso un sondaggio online, il 10% con una comunicazione scritta e l’1% impiegando altri strumenti.

Il 24% delle aziende valuta annualmente

Fra le imprese italiane che effettuano valutazioni sulla forza lavoro il 24% lo fa annualmente, il 7% ogni sei mesi, il 16% ogni trimestre, il 19% una volta al mese e il 7% una volta alla settimana. E se il 36% delle aziende fa ricorso al feedback in tempo reale dopo un evento, una riunione o una presentazione, poco più di un manager su due incoraggia lo scambio di opinioni fra colleghi in qualsiasi momento (55%). Davanti solo a Germania (54%), Austria (47%) e Giappone (37%).

Un momento che suscita emozioni contrastanti fra i lavoratori

Fra i lavoratori lo scambio di opinioni e valutazioni è un momento che suscita emozioni contrastanti. Il 35% pensa che sia di aiuto per comprendere gli obiettivi da raggiungere, il 32% rivela di sentirsi parte di un team, il 30% avverte un aumento della motivazione, il 27% lo vede come un’occasione di crescita personale, il 26% crede che favorisca una comunicazione aperta (-8%) e il 18% nota un incremento della propria efficienza.

Allo stesso tempo, emerge anche il disagio di sentirsi sotto esame (26%), il 27% ammette di fare fatica a non prendere sul personale un feedback negativo, e il 22% si sente vulnerabile. Il 19% poi ammette di non sapere come reagire, e il 15% crede che possa avere un impatto negativo sulla comunicazione.