Mutui: rate tasso variabile +36%

L’aumento dei tassi di interesse, la risposta della BCE per contrastare l’inflazione, ha generato una serie di conseguenze per coloro, sia privati sia ditte individuali, che in questi anni hanno sottoscritto mutui a tasso variabile.
La crescita dei tassi, rispetto ai minimi di metà 2022, ha comportato un aumento della rata per i mutui a tasso variabile mediamente del +36% rispetto ai minimi di metà 2022.

Di fatto, per i mutui a tasso variabile sottoscritti negli ultimi 5 anni l’esposizione residua a fine 2023 aumenta del 25%. E la tensione finanziaria incrementa di oltre 15 punti percentuali per le fasce medio-alte.
Secondo l’analisi condotta da CRIF sull’impatto dell’innalzamento dei tassi sui mutui (elaborata sul patrimonio informativo del Sistema di Informazioni Creditizie EURISC), il 26% dei mutui ipotecari attivi a gennaio 2022 era a tasso variabile.

Aumenta l’esposizione finanziaria dei mutuatari

L’effetto più tangibile dell’innalzamento dei tassi è sulla rata media, con un picco del +49% per i mutui erogati negli ultimi 5 anni.
Tale aumento ha inciso inevitabilmente anche sull’esposizione finanziaria di chi ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile.

Difatti, la principale evidenza emersa dall’analisi CRIF è l’aumento dell’esposizione finanziaria dei mutuatari, nonostante le 24 rate pagate nel periodo fra gennaio 2022 e dicembre 2023.
L’analisi registra che il trend di crescita dei tassi ha significato un incremento del +25% sul livello complessivo di indebitamento di chi ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile negli ultimi 5 anni.

Ma il tasso di insolvenza non aumenta

In parallelo, l’aumento delle rate mensili ha prodotto un peggioramento significativo del rapporto rata-reddito, in media di 8 punti percentuali dai minimi di metà 2022. Inoltre, per i mutui erogati negli ultimi 5 anni tale peggioramento ha raggiunto i 10 punti percentuali.
Nonostante l’aumento dei tassi di interesse, i soggetti con mutui a tasso variabile non hanno mostrato un incremento nel tasso di insolvenza.

L’analisi dell’indice di tensione finanziaria, costruito da CRIF per identificare casi di eccessivo indebitamento e prevenire situazioni di dissesto, mostra invece un peggioramento.
In questo caso, i soggetti con mutui a tasso variabile mostrano un aumento della tensione finanziaria, con uno spostamento di oltre 15 punti percentuali dalle classi di livello basso e medio-basso a quelle di livello medio-alto e alto.

Possibile abbassamento a giugno, ma è fondamentale restare vigili

“Le dinamiche di crescita dei tassi di interesse hanno portato nell’ultimo biennio a un significativo impatto sui mutuatari a tasso variabile – commenta Simone Capecchi, Executive Director di CRIF -. Tuttavia, nonostante questi impatti, i dati evidenziano che non c’è stato un incremento significativo nel tasso di insolvenza, sebbene si sia osservato un aumento della tensione finanziaria. Le prospettive di un possibile abbassamento dei tassi a giugno 2024 fanno sperare per un sollievo ai mutuatari, riducendo la pressione e contribuendo a stabilizzare la situazione finanziaria. In ogni caso, è fondamentale, nell’attuale contesto macroeconomico e geopolitico di incertezza, rimanere vigili per affrontare le sfide che lo scenario potrebbe presentare”.