Cresce del 38% il numero delle PMI Innovative italiane

Secondo i risultati della 3a edizione dell’Osservatorio PMI Innovative di Grant Thornton e Università di Pisa, il numero delle PMI Innovative iscritte nel 2019 al Registro delle Imprese pubblicato dal MISE cresce del 38%. Netta prevalenza per le società del settore dei servizi (70,83%), seguite da quelle dei settori industria e artigianato (20,60%). Ma all’interno delle PMI Innovative rientrano anche società di consulenza (6,7%).  In continuità con quanto rilevato nel Report 2018, il 55% delle PMI monitorate rileva un valore della produzione inferiore al milione di euro. Anche se dal 2017 al 2019 risulta in crescita il valore della produzione per la classe di imprese comprese nella fascia di produttività 1.000.000/ 2.000.000 di euro.

Il 70% delle nuove imprese ha meno di 10 addetti

Tre PMI innovative su quattro possono qualificarsi come micro-imprese, avendo un valore della produzione inferiore ai 2 milioni di euro. Il 70% delle nuove PMI ha infatti meno di 10 addetti, a conferma della permanenza dell’elevata granularità del sistema aziendale italiano. E solo il 5% delle società ne presenta più di 50.  Sempre secondo il report, risulta poi che il 71% delle società presenta un capitale inferiore o uguale a 100mila euro. La vita media delle imprese iscritte, nello stesso tempo, risulta elevata (8,43 anni, rispetto a 7,9 nel 2018). Ne deriva dunque che le dimensioni contenute delle Nuove PMI sono una caratteristica di medio/lungo periodo.

In Lombardia oltre il 29% del totale

Su base regionale, la Lombardia registra il primato delle PMI innovative iscritte nel 2019 (126 casi, oltre il 29% del totale). Seguono l’Emilia Romagna (54 casi), il Piemonte (39), Lazio e Campania (31), e il Veneto (26).  A livello provinciale la provincia di Milano è in testa per numero di nuove PMI iscritte tra il 2018 e il 2019 (79). Seguono Roma (29 società), Torino (23), Napoli (14), Bologna (8), e Pisa (7). In merito all’assetto proprietario, oltre il 50% delle nuove PMI iscritte nel 2019 è composto in prevalenza da adulti di nazionalità italiana e sesso maschile. La prevalenza giovanile si ha solo nell’11,34% dei casi, e femminile nel 7,83%.

La crescita media del fatturato è del 50,82%

Un’impresa su tre (30,30%) è compresa nella fascia dal milione ai 5 milioni di euro, mentre il 38,05% si colloca al di sotto del milione. Parallelamente, la crescita media del fatturato (2018vs2017) è pari al 50,82%, anche se un quinto delle società presenta livelli inferiori a quelli del 2017.

Dal punto di vista dei profili organizzativi e gestionali emerge che nell’84% delle PMI Innovative le figure del Presidente e dell’Amministratore Delegato coincidono, segno che il livello di managerializzazione è ancora basso. E per quanto riguarda il grado di internazionalizzazione, solo il 12,5% possiede partecipazioni in società estere, con una concentrazione nelle classi di fatturato da 1 milione di euro in poi.

Arriva Google Pixel 4, si attiva con un sorriso e fotografa le stelle

Arriva la nuova linea di telefoni Google Pixel 4 con a bordo l’ultima versione del sistema operativo Android. Lanciati a New York, Pixel 4 e Pixel 4XL, i nuovi telefoni rispettivamente da 5,7 e 6,3 pollici, presentano numerose novità. Tra queste una fotocamera che cattura tutti i dettagli e si sblocca col sorriso quando ci si avvicina al telefono. Il display dei nuovi telefoni poi è più reattivo, e l’Assistente Google, che arriverà in Italia nel 2020, garantirà agli utenti un’esperienza rinnovata.

Un radar in miniatura consente al telefono di “capire” cosa accade intorno

Il sistema Motion Sense utilizza infatti un sensore radar in miniatura, che consente al telefono di “capire” cosa accade intorno. Motion Sense può avviare infatti lo sblocco del dispositivo tramite il sorriso, e la funzione Gesti rapidi aiuta a gestire lo smartphone senza toccarlo. Non è tutto: la musica si può controllare con un gesto di scorrimento, e basta muovere la mano sul telefono per posticipare la sveglia o silenziare la suoneria. Pixel 4 ovviamente si aggiorna anche nella fotocamera, e oltre a essere il primo sistema di Google a doppia fotocamera, aggiunge nuove funzionalità per la modalità Foto notturna. Sarà perciò possibile scattare foto del cielo stellato, e perfino della Via Lattea.

Un Assistente più intelligente

Il dispositivo, inoltre, si integra maggiormente con il nuovo Assistente di Google, in arrivo nel nostro Paese dal prossimo anno, che permetterà di svolgere più attività più velocemente.

“Con una semplice domanda – spiega Google – si potranno aprire rapidamente le applicazioni, fare ricerche sul telefono, condividere quanto c’è sullo schermo”.

L’Assistente poi prenderà in considerazione anche il contesto delle domande, per fornire risposte molto più pertinenti.

L’Intelligenza Artificiale al servizio della registrazione audio

Inoltre, la nuova applicazione Registratore porta la potenza della ricerca e dell’Intelligenza Artificiale alla registrazione audio. Per ora disponibile solo in lingua inglese, rende possibile registrare riunioni, lezioni e tutto ciò che si desidera salvare e riascoltare in seguito, per poi rendere possibile la trascrizione.

Pixel 4 e Pixel 4 XL sono disponibili in Italia a partire dal 24 ottobre nei colori bianco, nero e, in edizione limitata per Pixel 4, nella nuova colorazione arancione. 

Google però non si ferma, e ha svelato anche le novità legate alla domotica. Tra queste, non poteva mancare la nuova versione di Home Mini, che cambia denominazione e diventa Nest Mini.

Le imprese vogliono assumere, ma mancano personale competente e scenari certi

In uno scenario caratterizzato da una scarsa fiducia nell’economia le previsioni sull’andamento dell’occupazione nelle impresa continua a essere in calo. In linea con i trend generali di mercato solo il 7% delle imprese quindi prevede di incrementare i propri addetti, contro il 41% che al contrario prevede tagli occupazionali.

L’ultima edizione dell’indagine Asseprim Focus fa emergere le motivazioni che frenano la crescita dell’occupazione nelle aziende del terziario avanzato. Secondo Umberto Bellini, presidente di Asseprim, la Federazione Nazionale dei Servizi Professionali per le Imprese, le cause dirette risiedono in primo luogo nell’evoluzione delle tecnologie, “la loro progressiva introduzione nell’ambito dell’efficientamento dei sistemi aziendali, e la costante attenzione al controllo dei costi generali, di cui la componente del lavoro incide in misura rilevante.

Nel 66% dei casi assunzioni mancate per scarsità di personale qualificato

La speranza di un miglioramento dei livelli occupazionali però è rafforzata dalla considerazione che tra le aziende che non hanno assunto personale negli ultimi 12 mesi (il 93% del totale) il 45 % ha dichiarato che in realtà ne avrebbe avuto bisogno.

“Nel 66% dei casi le assunzioni non sono state effettuate per una causa esogena, ossia la scarsità di personale qualificato sul mercato”, spiega ancora Bellini, secondo il quale è esogena anche un’altra motivazione, ovvero la sfiducia per l’instabilità della situazione economica, politica e legislativa. “Fa seriamente riflettere – aggiunge il presidente Asseprim – anche il fatto che soltanto l’8% delle mancate assunzioni dipenda dalla situazione economica dell’impresa”.

Le imprese attendono un contesto più favorevole agli investimenti

Insomma, al di là delle difficoltà oggettive del contesto, quasi la metà delle aziende che offrono servizi professionali sarebbe pronta a incrementare la propria forza lavoro se solo riuscisse a trovare le figure professionali adatte alle proprie necessità.

Le imprese attendono quindi un contesto più favorevole agli investimenti, anche sul fronte occupazionale. Il gap tra le competenze richieste e quelle offerte è particolarmente ampio in ambito tecnologico, dato che sei imprese su dieci dichiarano di avere difficoltà a reperire personale orientato alle nuove tecnologie digitali. Una formazione più mirata in questo ambito giocherebbe un ruolo importante. Quanto ai principali fabbisogni formativi questi vengono identificati nelle aree marketing, vendite e relazione con il cliente (41%), informatica (30%), nuove dinamiche di consumo, social network e vendite online (19%) e sicurezza sul lavoro (16%).

“Oggi le assunzioni si decidono in base alle competenze professionali”

“Oggi le assunzioni si decidono in base alle competenze professionali (72%) mentre perdono quasi del tutto importanza fattori fino a ieri fondamentali come l’esperienza, che conta appena per il 29%, il titolo di studio (23%) e le referenze (15%) – sottolinea Bellini -. Anche l’età del candidato (15%) e l’anzianità lavorativa (5%) contano ormai poco, nel senso che personale giovane e qualificato, che costa poco e ha tendenzialmente maggiori competenze digitali, è vincente contro candidati più anziani, con un maggior costo per l’impresa e probabilmente minori skill tecnologiche”,

Il mercato dei pc cresce dell’1,7% nel secondo trimestre 2019

Nel secondo trimestre dell’anno il mercato dei pc torna a crescere. Da aprile a giugno pc fissi, notebook e ultramobile hanno totalizzato consegne per 63 milioni di unità, con un incremento dell’1,7% su base annua. A confermarlo sono i dati preliminari degli analisti di Gartner, secondo cui l’incremento è stato trainato dalla domanda per aggiornare i computer al sistema operativo di Microsoft Windows 10.

La crescita dei pc fissi è stata robusta, quindi, e ha più che controbilanciato la flessione dei portatili. Sul podio Lenovo (15,8 milioni di pc), Hp (14 milioni) e Dell (13,6 milioni), che insieme detengono circa i due terzi del mercato (64,1%). Seguono Apple, con 3,7 milioni di Mac e Acer, con 3,4 milioni di unità consegnate.

I dati di Idc

Parzialmente diversi i dati preliminari degli analisti di Idc, secondo i quali il secondo trimestre si è chiuso con consegne in aumento del 4,7%, a quota 64,9 milioni di unità. La cifra comprende anche le workstation, ma non i dispositivi con tastiera staccabile. Nelle prime tre posizioni della classifica di Idc si confermano Lenovo (16,2 milioni di computer), Hp (15,3 milioni) e Dell (11,6 milioni). Al quarto posto per Idc si piazza però Acer, a quota 4,3 milioni di dispositivi, seguita da Apple, a poco meno di 4,1 milioni.

Merito di Windows 10, e della paura dei dazi statunitensi

Si tratta di differenze percentuali dovute a differenti metodi di rilevamento, Gartner infatti non include i Chromebook nei conteggi. In ogni caso si tratta di stime preliminari sulle consegne, da consolidare con i dati definitivi. Entrambe le società di ricerche imputano però la crescita all’ampia disponibilità di processori Intel, di più difficile reperimento negli ultimi 18 mesi, e al passaggio forzato dei sistemi aziendali a Windows 10 dovuto all’abbandono di Microsoft del supporto per Windows 7, riporta Il Fatto quotidiano. Oltre alla paura dei dazi statunitensi. Resta comunque molto debole la domanda da parte dei consumatori, che non trovano nei nuovi prodotti un salto innovativo tale da giustificare il pensionamento di sistemi datati, ma ancora funzionanti. Fanno eccezione solo i pc da gioco e i portatili di fascia alta.

La maggior parte dei notebook e tablet è prodotta in Cina

Ma cosa accadrà ora? “Nel secondo trimestre 2019 la guerra commerciale USA-Cina non ha avuto un impatto sul mercato dei pc, ma la prossima fase della guerra dei dazi potrebbe avere un impatto significativo – commenta Mikako Kitagawa, analista senior di Gartner -. La maggior parte dei notebook e tablet è attualmente prodotta in Cina, e le vendite di questi dispositivi negli Stati Uniti potrebbero essere penalizzate da aumenti di prezzo significativi – continua Kitagawa – a cui i venditori non potrebbero porre rimedio”.

Per un certo periodo di tempo le scorte accumulate a magazzino con le importazioni sovrastimate potranno tamponare la situazione. Poi, sarà tutto da vedere.

Il traffico aereo in Italia nel 2018 cresce del 5,8%

Nel 2018 in Italia si conferma la crescita del traffico aereo nel nostro Paese, che aumenta del 5,8% rispetto al 2017, arrivando a contare 184.810.849 passeggeri transitati negli scali nazionali. L’aeroporto principale è sempre quello di Roma Fiumicino, che con quasi 43 milioni di passeggeri e una crescita del 5% compre il 23,2% del totale del traffico. Fra le compagnie, Ryanair è la prima per i voli internazionali, mentre Alitalia si consolida nella prima posizione per quelli nazionali. Sono alcuni dei dati emersi dal Rapporto e Bilancio sociale 2018 dell’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile, sulle attività svolte nel corso del 2018.

Da gennaio ad aprile i passeggeri internazionali sono aumentati del 6,2%

“Il sistema aeroportuale nazionale, così come in altri Paesi, è stato caratterizzato da una spiccata dinamicità che lo ha reso uno dei settori a migliori performance, nonostante la crisi degli ultimi anni”, commenta il presidente di Enac, Nicola Zaccheo.

Anche nei primi mesi del 2019 i dati sono confortanti. Da gennaio ad aprile i passeggeri internazionali sono aumentati del 6,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, e tra questi, i passeggeri sui voli di lungo raggio ed extra UE sono in crescita del 9,4%. Per quanto riguarda invece i reclami, nel 2018 l’Enac ha ricevuto 5.867 reclami di mancato rispetto del regolamento europeo 261 del 2004, ed ha avviato 81 sanzioni a compagnie aeree per un importo di 262.867 euro.

Nel 2040 si stima una crescita del 53%

Su scala europea, in accordo con le previsioni Eurocontrol pubblicate nel 2018, nel 2040 si stima una crescita del traffico aereo del 53% rispetto ai dati registrati nel 2017. “Poiché tale incremento di voli genererà circa quattro milioni di movimenti in più sulle piste di volo europee – aggiunge Zaccheo – si delineerà uno scenario di forte squilibrio tra la domanda di traffico e la capacità delle infrastrutture aeroportuali. In quanto i venti maggiori aeroporti europei sono, attualmente, dimensionati per gestire circa due milioni di movimenti in più”. Quindi, senza un cambio di passo nella programmazione della capacità aeroportuale su scala continentale da qui al 2040 circa 160 milioni di passeggeri rischieranno di non poter essere processati presso gli scali europei.

“Il principale alleato dell’industria turistica italiana”

“Il trasporto aereo è evidentemente il principale alleato dell’industria turistica italiana e uno strumento fondamentale dello sviluppo economico del nostro Paese – sottolinea il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli -. Dunque più sviluppo, più turismo e più trasporto aereo, ma dedicando fondamentale attenzione al tema della sostenibilità ambientale. È un puzzle complesso – aggiunge ancora Toninelli – che bisogna tuttavia comporre, e l’Enac è probabilmente la sede istituzionale più idonea in cui provare a farlo”.

Eterna gioventù. Quando si smette di sentirsi giovani

Per la maggior parte delle persone, è il 40° compleanno la data fatidica che segna il confine con la gioventù. Ma se rispetto alle epoche passate questo limite si è spostato decisamente in avanti, e tra i vari Paesi esistono parecchie differenze. Nelle Filippine, ad esempio, si smette di sentirsi giovani a 29 anni, mentre gli italiani iniziano a non sentirsi giovani addirittura a 60 anni.

Si tratta dei risultati del sondaggio Eterna Gioventù, condotto da Doxa in collaborazione con WIN, il network internazionale di società di ricerca di mercato e di opinione pubblica, ha che coinvolto 31.890 persone di 41 Paesi del mondo.

Giovani fino a 60 anni, e oltre

Per la stragrande maggioranza delle persone di tutto il mondo è il 60° compleanno l’età in cui si comincia a sentirsi vecchi. Gli intervistati, però, hanno dichiarato che inizieranno a sentirsi veramente vecchi solo molto dopo rispetto a quando smetteranno di sentirsi giovani. Insomma, si tende a spostare il limite più avanti possibile. Tanto che gli over 65 affermano che inizieranno a sentirsi vecchi quando saranno ancora più maturi. In ogni caso oltre, non c’è molta coerenza sull’età in cui le persone iniziano a sentirsi vecchia. In alcuni Paesi, come in Giappone (47 anni), Malesia (46) e Cina (44), l’età è più o meno la stessa, mentre in altri, come Italia (60) e Finlandia, l’età di riconoscimento della vecchiaia è la più alta in assoluto. I in quest’ultimo caso arriva a 70 anni.

La società non si prende cura né degli anziani né dei giovani

Due terzi delle persone in tutto il mondo pensano però che la società non si prenda abbastanza cura né degli anziani né dei giovani. Su base geografica lo pensa infatti l’85% delle persone nelle Americhe. Soglia che invece crolla al 40% tra le persone degli Stati dell’Asia Pacifica (APAC).

“L’invecchiamento della popolazione è una delle grandi sfide del XXI secolo – commenta Vilma Scarpino, amministratore delegato di Doxa e Presidente di WIN -. È quindi molto importante capire questo processo e con che modalità le persone si collocano lungo la linea che parte dalla certezza di far parte della gioventù e giunge infine alla constatazione della inevitabile vecchiaia”.

Prendere atto di un passaggio evolutivo irreversibile

“Dal nostro studio – continua Sacpino – emerge che quando siamo molto giovani crediamo che lo saremo per un tempo molto lungo, ma man mano che passano i compleanni cominciamo a dubitare di questa ipotesi, e a un certo punto smettiamo di considerarci tali”. Nel mondo questo passaggio si colloca in media attorno al 40° compleanno, mentre in Italia si aspetta fino a 60 anni per prendere atto di questo passaggio evolutivo irreversibile. Tuttavia, “sentirsi” vecchi è una percezione che si instaura solo 20 anni dopo che smettiamo di sentirci giovani. In questo lungo spazio esistenziale si devono quindi collocare le riflessioni e i necessari interventi sociali e culturali per far fronte alle sfide generazionali innescate dall’invecchiamento.

Quasi 3 imprese italiane su 4 valutano le performance dei dipendenti

Il 72% delle imprese italiane valuta le performance dei propri dipendenti, ma dal confronto internazionale emerge un divario di attenzione e organizzazione rispetto alla maggior parte degli altri paesi. Il 28% infatti non analizza le performance della forza lavoro: un dato 11 punti sopra la media globale. Soltanto le imprese di Lussemburgo (35%), Austria (34%), Grecia (32%) e Germania (32%) appaiono più disattente.

Poco più di un’azienda italiana su due (55%), inoltre, assegna un punteggio al lavoro dei propri dipendenti. In questo caso, si tratta di un valore di ben 17 punti inferiore alla media globale, e superiore soltanto al punteggio di Romania (54%), Nuova Zelanda (54%), Regno Unito (53%), Norvegia (53%) e Spagna (51%).

Lo rivela l’ultima edizione del Randstad Workmonitor, l’indagine trimestrale sul mondo del lavoro di Randstad, l’azienda mondiale nei servizi per le risorse umane.

Per il 37% delle aziende italiane il parere dei dipendenti non è richiesto

Il divario con gli altri paesi, riporta Adnkronos, si allarga ulteriormente se si analizzano l’interesse delle imprese per il parere della forza lavoro, e gli sforzi dei datori di lavoro per organizzare occasioni di feedback reciproco.

Per oltre un terzo delle aziende italiane infatti il parere dei dipendenti non è richiesto (37%), una percentuale in penultima posizione davanti al Giappone (39%). Nel 63% di aziende italiane in cui viene richiesto un parere ai lavoratori, invece, il 39% lo fa durante un colloquio personale, il 13% attraverso un sondaggio online, il 10% con una comunicazione scritta e l’1% impiegando altri strumenti.

Il 24% delle aziende valuta annualmente

Fra le imprese italiane che effettuano valutazioni sulla forza lavoro il 24% lo fa annualmente, il 7% ogni sei mesi, il 16% ogni trimestre, il 19% una volta al mese e il 7% una volta alla settimana. E se il 36% delle aziende fa ricorso al feedback in tempo reale dopo un evento, una riunione o una presentazione, poco più di un manager su due incoraggia lo scambio di opinioni fra colleghi in qualsiasi momento (55%). Davanti solo a Germania (54%), Austria (47%) e Giappone (37%).

Un momento che suscita emozioni contrastanti fra i lavoratori

Fra i lavoratori lo scambio di opinioni e valutazioni è un momento che suscita emozioni contrastanti. Il 35% pensa che sia di aiuto per comprendere gli obiettivi da raggiungere, il 32% rivela di sentirsi parte di un team, il 30% avverte un aumento della motivazione, il 27% lo vede come un’occasione di crescita personale, il 26% crede che favorisca una comunicazione aperta (-8%) e il 18% nota un incremento della propria efficienza.

Allo stesso tempo, emerge anche il disagio di sentirsi sotto esame (26%), il 27% ammette di fare fatica a non prendere sul personale un feedback negativo, e il 22% si sente vulnerabile. Il 19% poi ammette di non sapere come reagire, e il 15% crede che possa avere un impatto negativo sulla comunicazione.

Il caffè in capsula diventa bio

Italiani sempre più attenti alla sostenibilità e all’ecologia. Anche quando si tratta del tradizionalissimo caffè. I nostri connazionali, infatti, si dimostrano disposti a mutare atteggiamenti alimentari, tanto che un italiano su due si è avvicinato al biologico. Più precisamente: nel 2017 il 47% degli italiani ha scelto biologico almeno una volta a settimana, con numeri in continua crescita che vedono le vendite di questa tipologia di prodotti aumentare del 10,5% nei primi cinque mesi del 2018. E il trend è in continua ascesa.

La tazzina di caffè con l’anima green

Proprio per soddisfare questo crescente bisogno di prodotti “green”, il bio è entrato anche nella classica tazzina di espresso. Si chiama Tierra Bio -Organic il primo caffè biologico lanciato da Lavazza per il consumo domestico: si tratta di un prodotto che proviene da piantagioni dove si pratica l’agricoltura biologica e si rispettano i principi di sostenibilità ambientale, inoltre è il primo prodotto dell’azienda torinese per il segmento domestico coltivato con certificazione Bio e certificazione Utz, a garanzia di standard qualitativi sociali e ambientali nella produzione di caffè.

“Da sempre gusto e sostenibilità fanno parte del nostro Dna – ha dichiarato Pietro Mazzà, direttore Marketing Roast & Ground di Lavazza – e sono anche i valori che contraddistinguono il nuovo ‘Tierra. Bio-Organic’, pensato per i consumi a casa, in moka e in capsule”. I chicchi di questa 100% Arabica da caffè biologico sono tostati per periodi di tempo più lunghi, utilizzando una combinazione di basse e medie temperature così da ottenere una perfetta combinazione di gusto, corpo e aroma. Le speciali note floreali e di frutta matura derivano invece dalle sue terre di origine, l’America centrale e meridionale.

Bio a modo mio

Gli amanti del caffè in tutte le sue forme, primo fra tutti il classico espresso, possono vivere comodamente a casa l’esperienza unica di questo prodotto biologico grazie alle pratiche capsule per il sistema espresso domestico Lavazza A Modo Mio. Tierra! Bio-Organic va ad arricchire l’esclusiva gamma Lavazza Tierra composta dalle monorigini Tierra Single Origins, entrambe certificate da Rainforest AllianceTM, organizzazione non governativa (ONG) il cui scopo è preservare la biodiversità e garantire condizioni di vita sostenibili ai coltivatori delle aree di produzione guidando le pratiche di uso del suolo, le pratiche commerciali e i comportamenti dei consumatori. Pensate per offrire un’esperienza superiore di gusto in un prodotto sostenibile e di alta qualità, da degustare tutti i giorni, Tierra Brasile-Cerrado e Tierra Perù-Ande racchiudono in sé l’unicità delle loro terre di origine, Brasile e Perù.

On line in sicurezza

Tutte le miscele delle capsule Lavazza a Modo Mio – comprese le classiche come Qualità Rossa, Suerte, Crema e Gusto e Dek – sono disponibili anche online su CialdaMia, il portale italiano del caffè in capsule di qualità. Inoltre, oltre alle promozioni periodiche, facendo scorta su CialdaMia si risparmia sempre. In questo modo sarà possibile concedersi a casa o in ufficio una pausa con le migliori miscele Lavazza, compresa la nuova referenza Tierra Bio -Organic. Non resta che scegliere fra i vari sapori: intenso, cremoso oppure quello più avvolgente. E per regalarsi proprio tutto, compreso il piacere di cambiare, è anche possibile fare un mix di diversi prodotti, così da assaggiare un aroma differente tutte le volte che lo si desidera.

L’italiano supera il francese, ed è la quarta lingua più studiata

L’italiano è la quarta lingua più studiata al mondo. In base alla classifica 2018 stilata da Ethnologue, pubblicazione a cura del SIL International, l’organizzazione non governativa che studia l’utilizzo di migliaia di lingue parlate nel mondo, dopo inglese, spagnolo e cinese, l’italiano è la quarta lingua più studiata, posizionandosi prima del francese.

Una posizione consolidata dal 2014-2015, quando lo studio dell’italiano ha registrato un boom, passando da 1,7 milioni di studenti (2013-2014) a più di 2 milioni. E un interesse riconfermato lo scorso ottobre dal ministro degli Esteri e della Cooperazione internazionale, Enzo Moavero Milanesi. L’italiano infatti è sempre in quarta posizione per l’anno accademico 2016/17, con 2.145.093 studenti raggiunti in 115 paesi tramite gli Istituti Italiani di Cultura.

La classifica delle lingue straniere più studiate a scuola in Europa

Per quanto riguarda la classifica delle lingue straniere più studiate a scuola, in Italia, in Europa e anche altrove, il primato va all’inglese. Nell’Unione europea a studiarlo è il 97,3% degli alunni delle scuole secondarie, e in 18 paesi del continente l’inglese è parte integrante dei programmi scolastici. Secondo il rapporto della Commissione Europea del 2017, il francese è al secondo posto come lingua straniera studiata dal 33,8% degli alunni, seguita dal tedesco, seconda lingua straniera scelta dal 23,1% degli studenti europei, poi lo spagnolo (13,6%), il russo (2,7%) e l’italiano (1,1%).

L’italiano è la 21a lingua più parlata al mondo…

Al primo posto delle lingue più parlate si posiziona ancora l’inglese, utilizzato da un miliardo 190 milioni di persone, il 17% della popolazione mondiale. Al secondo il cinese mandarino, parlato da un miliardo 107 milioni di individui, il 15,8% della popolazione del pianeta, al terzo l’hindi-urdu, lingua parlata da 697,4 milioni di persone, e al quarto lo spagnolo (512,9 milioni). Seguono arabo (422 ), francese (284,9 ), malese (281), russo (264,3), bengalese (261,8) e portoghese (236,5). L’italiano è invece al 21°, con oltre 67 milioni di parlanti.

…e la madrelingua parlata in più paesi

Per numero di persone madrelingua, il primo posto lo conquista invece il cinese mandarino, con 908,7 milioni di parlanti, al secondo lo spagnolo, madrelingua per 442,3 milioni di persone, seguito dall’inglese (378,2), l’hindi-urdu (329,1), il bengalese (242,6), il portoghese (222,7), il russo (153,9), il giapponese (128,2), il giavanese (84,3) e il cinese wu (80,7).

Per via della forte emigrazione all’estero, l’italiano però è la madrelingua che viene parlata in più paesi al mondo, 26 in tutto.

Gdpr, i benefici ottenuti dalle imprese. Italia al 2° posto in Europa per conformità

Il Gdpr il Regolamento europeo sulla protezione dei dati è entrato in vigore nel maggio del 2018. In vista di questo cambiamento le aziende di tutto il mondo hanno lavorato assiduamente per essere pronte. E quelle che hanno investito per salvaguardare la privacy dei dati sensibili stanno ottenendo benefici di business tangibili. Secondo il report Cisco 2019 Data Privacy Benchmark Study, il 59% delle aziende ha dichiarato di aver soddisfatto tutti o la maggior parte dei requisiti, e il 29% prevede di farlo entro un anno. Mentre per il 9% ci vorrà oltre un anno.

 

Minori ritardi nelle vendite ai clienti…

Gli intervistati che hanno preso parte allo studio (oltre 3200 professionisti della sicurezza e della privacy nei principali settori di 18 Paesi) confermano inoltre minori ritardi nelle vendite. In particolare, le aziende che hanno investito nella riservatezza dei dati per soddisfare i requisiti del Gdpr, riferisce Askanews su fonte Cyber Affairs, hanno subito minor ritardi nelle vendite ai clienti quantificabili in 3,4 settimane rispetto alle 5,4 settimane di quelle meno pronte in ottica Gdpr. Nel complesso, il ritardo medio nelle vendite ai clienti esistenti è stato di 3,9 settimane, in calo rispetto alle 7,8 settimane registrate un anno fa.

L’87% delle aziende però dichiara di subire ritardi nel ciclo di vendita a causa dei timori di clienti e potenziali clienti in ottica privacy rispetto al 66% dello scorso anno. Ciò è dovuto a una maggiore consapevolezza portata dal Gdpr e alle frequenti notizie di violazioni dei dati.

… e minor incidenza delle violazioni dei dati

Le aziende pronte per il Gdpr hanno anche indicato una minor incidenza delle violazioni dei dati, un minor numero di record coinvolti in incidenti legati alla sicurezza, e tempi inferiori di inattività del sistema. Inoltre, la probabilità di subire una perdita finanziaria significativa a causa di una violazione dei dati è stata molto inferiore. Oltre a ciò, il 75% degli intervistati ha dichiarato di aver ottenuto diversi benefici dagli investimenti fatti nella salvaguardia della privacy, che includono maggiore agilità e innovazione derivanti da un adeguato controlli dei dati, nonché vantaggio competitivo e maggiore efficienza operativa grazie a una pronta organizzazione e classificazione dei dati.

L’Italia al secondo posto per grado di conformità

In base al Paese  il grado di prontezza in ottica Gdpr varia dal 42% al 75%. Spagna, Italia (72%), Regno Unito e Francia si collocano ai vertici della classifica, mentre Cina, Giappone e Australia si collocano ai livelli più bassi. Infine, solo il 37% delle aziende pronte per il Gdpr ha subito una violazione dei dati che è costata più di 500mila dollari, rispetto al 64% delle aziende meno pronte per il Gdpr.